Digitalizzazione dei processi produttivi, internet delle cose, big data, cloud: sono queste le tematiche al centro del roadshow “Industry 4.0 preparati al futuro” organizzato dalla Confindustria che ha fatto tappa a Catania.
La manifestazione che ha visto la partecipazione di oltre centro imprenditori e manager della Regione Sicilia è il primo di una serie di incontri promossi da Confindustria che si svolgeranno in numerose citta italiane fino a giugno.
Il tema di fondo è quello di individuare la strada per ritrovare la competitività delle imprese italiane: “Un percorso che passa” ha affermato Antonello Biriaco Vice Presidente vicario di Confindustria Catania, “attraverso due strumenti: la trasformazione digitale e le reti d’impresa 4.0”. Si tratta ha ribadito “delle chiavi a stella per dare una scossa al sistema e far ripartire la nostra economia che deve fare un salto di qualità e aprirsi ai mercati internazionali”.
Un processo di trasformazione che passa inevitabilmente per la formazione e per ambienti dove è possibile tirare fuori idee innovative. Ecco quindi che nascerà il Digital Innovation Hub nell’ambito dei lavori del “cantiere digitale” della Sicilia.
“E’ una grande opportunità che in particolare il Sud può e deve cogliere, per compiere un decisivo salto verso più elevati livelli d’innovazione, competitività, produttività. Per questo abbiamo bisogno di continuità della leadership pubblica e privata” ha precisato Elio Catania presidente di Confindustria Digital , precisando che in realtà “Stiamo ridisegnando l’economia del Paese, ma siamo solo all’inizio”.
Ma è sufficiente la formazione teorica per un vero sviluppo in ottica Industry 4.0?
Secondo Francesco Pastore e Federico Giovanni Rega, sembra che la formazione teorica non basti più. Nel loro articolo sul Il Fatto Quotidiano, spiegano come occorre invece imparare “facendo”.
Questa della industria 4.0 sarà una rottura tecnologia senza precedenti, con importanti conseguenze ed impatti sia a livello economico che sociale (pensiamo ai non ancora chiari effetti su occupazione ed attività lavorative) dovuta alla velocità impressionante con cui le tecnologie tendono a cambiare il fattore lavoro.
L’arma migliore per difendersi da questa onda d’urto secondo gli autori, è la costruzione della conoscenza. Ma la conoscenza solo teorica non basta più, occorre utilizzare un nuovo approccio di tipo “learning by doing”, cioè imparare facendo.
Un modello che deve coinvolgere tutti insieme istituzioni, imprese, università che dovranno viaggiare a braccetto cavalcando insieme questa importante opportunità.
Diversi gli strumenti a disposizione per applicare il “learning by doing” per portare il capitale formativo dalla scuola alle imprese. Uno di questi è sicuramente il modello “alternanza scuola lavoro” primo passo di avvicinamento tra istituzioni scolastiche e mondo del lavoro.
Ma anche l’apprendistato scolastico che andrebbe sviluppato negli istituti Tecnici.
Inoltre il Miur ha predisposto il nuovo bando del Pon “Ricerca ed innovazione 2014-2030” per il finanziamento di dottorati innovativi a caratterizzazione industriale nelle regioni italiane meno sviluppate.
Questi dottorati industriali possono fungere da motore per far partire quella che viene definita dagli autori la triplice elica cioè la relazione tra Università , Imprese e Governo.
Dottorati industriali che secondo le linee guida del Miur potranno essere da un lato corsi in convenzione con le imprese con la possibilità di riservare anche dei posti ai dipendenti delle imprese e corsi di dottorato convenzionale che hanno al proprio interno dei curricula realizzati in collaborazione con le imprese stesse.
Non potrà più esserci quindi, isolamento tra scuola, università ed imprese. Solo lavorando insieme per un obiettivo comune saremo in grado come Paese Italia di cavalcare l’onda di trasformazione digitale e di innovazione che ci consentirà di sfruttare questa importante opportunità di primeggiare nei mercati internazionale e di creare posti di lavoro professionalizzati.
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