Come ormai tutti sanno, il 26 febbraio scorso gli esponenti dei maggiori partiti, riuniti in conferenza stampa, hanno solennemente annunciato (e firmato) che nella Scuola italiana si tornerà dare il dovuto risalto all’educazione civica. E con essa all’educazione alla salute; e all’educazione stradale. E persino a una nuova “disciplina”: l’”educazione alla solidarietà”. Tutti argomenti di cui un tempo si diventava “competenti” mediante la cultura, le conoscenze e l’acquisizione del pensiero critico (che di conoscenze e cultura è la naturale conseguenza).
“Solo” 11 i progetti di legge in materia. «Trovo giusto che si voglia attribuire un orario dedicato alle lezioni di educazione civica. Credo che il ministro Bussetti abbia avuto una buona intuizione modificando l’esame di maturità con l’introduzione della Costituzione tra le materie di studi. È qualcosa cui ci richiama in molti interventi il capo dello Stato Mattarella e mi auguro che questa trasversalità aiuti il Paese a vedere nel Parlamento non solo forze che litigano ma che sanno trovare una sintesi su temi importanti». Parola di Maria Stella Gelmini, già Ministro del MIUR dal 2008 nel 2011 (quarto Governo Berlusconi) e attuale capogruppo di Forza Italia alla Camera. Quella stessa Gelmini la cui “riforma” comportò, tanto per fare un esempio, più di 8 miliardi di tagli alla Scuola pubblica, con la conseguente amputazione di un quinto del monte ore di italiano nel Ginnasio, della metà del monte ore di geografia, e con l’accorpamento della geografia alla storia (ed all’educazione civica) in un’unica materia di sole tre ore settimanali. Materia che la fantasia mercantilistica di alcune case editrici ha definito col nome immaginifico (e privo di senso logico) di “geostoria”: un pateracchio, un monstrum epistemologico accostabile alle creature immaginarie dei bestiari medievali o delle mitologie antiche.
Ebbene, ora che la Scuola è stata tagliuzzata, depauperata, adattata alle necessità del “risparmio”, ci si accorge che bisogna dedicare più spazio all’educazione civica. Lodevole iniziativa, non c’è che dire.
Sorge però spontaneo un dubbio: a spese di quale altra disciplina verrà aumentato lo spazio orario dedicato all’educazione civica (e alle altre “educazioni”)? «Prevediamo almeno 33 ore di Educazione Civica obbligatoria l’anno e fondi per l’attuazione del provvedimento e la formazione dei docenti pari a 1 milione di euro», declama il leghista Massimiliano Capitanio (primo firmatario della proposta), che annuncia un voto in pagella per la disciplina, nonché l’inserimento nell’esame di Terza Media. Paola Frassinetti di Fratelli d’Italia (già del MSI) fa di più: propone di insegnare “atti di primo soccorso”; “rispetto per gli animali”; “rispetto per gli altri nello sport”. Barbara Floridia del M5S ritiene indispensabile anche l’”educazione alla consapevolezza europea”.
Insomma, chi più ne ha, più ne metta. Chiunque parli di Scuola sfoggia idee meravigliose. In fondo, tutti siamo andati un po’ a Scuola, ergo tutti ci intendiamo di Scuola. Soprattutto se sediamo su uno scranno politico.
Eppure chi di Scuola (e di cultura) se ne intende un po’ di più è molto perplesso su queste formidabili trovate. «I nuovi manuali di storia? Ancora non è chiaro come dobbiamo aggiornarli: se con l’educazione alla salute o con quella stradale, o se puntare sul cyberbullismo o sulla ludopatia. Quella suggerita dalla nuova proposta di legge presentata dalla Lega ci sembra un’idea molto confusa della contemporaneità». Così si esprime in proposito l’editore Giuseppe Laterza, titolare della casa editrice che pubblica testi di autorevoli personalità del mondo della cultura come Tullio De Mauro, Zygmunt Bauman, Alessandro Barbero, Jacques Le Goff. Autori certo poco utili allo sviluppo delle “competenze” auspicate oggi da tutti i Governi europei in nome della “strategia di Lisbona”.
Laterza definisce “fritto misto” la proposta relativa all’educazione civica, perché essa comprende «temi diversissimi come l’educazione alla legalità, l’educazione ambientale e stradale, l’educazione al bello, la lotta contro le dipendenze come droghe, alcol e ludopatie», in un un «supermarket delle emergenze civili contemporanee, privo di un solido impianto culturale. Con l’aggravante che questo supermercato rischia di rubare spazio alla storia». Difatti «Nell’articolo 2 della proposta di legge è specificato che a insegnarla sono chiamati i docenti dell’area storico-geografica ed economico-giuridica».
Qualcuno forse sogna di deprivare ancor più i nostri studenti della conoscenza del passato? Come si può fondare una coscienza critica dei propri diritti e doveri sul vuoto di memoria storica? Come si può pretendere che i cittadini di domani sappiano (e vogliano) difendere la democrazia e la civiltà se non conoscono i cinque millenni che sono stati necessari per edificare la civiltà e la democrazia?
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