La percezione della dimensione temporale varia dal vissuto personale delle persone: da ciò risulterebbe, per esempio, che il numero dei secondi contenuti in un minuto vengano percepiti dai cosiddetti “ritardatari” in misura maggiore rispetto a quella percepita dai soggetti puntuali.
Il tempo cronologico riguarda l’aspetto oggettivo del tempo: si tratta dello scorrere degli eventi conteggiato in secondi, minuti, ore, giorni, settimane; cosa diversa è il tempo psicologico, cioè quella modalità di percezione temporale che dipende dalle differenze individuali delle persone.
Il tempo dunque presenta un doppio volto, uno quello fornito dagli strumenti di misurazione, l’altro che viene fornito dall’interpretazione soggettiva, che peraltro parrebbe prevalere nella nostra esistenza.
La conseguenza più evidente del modo di percepire a livello soggettivo lo scorrere del tempo comporta, per esempio, che gli individui sempre in ritardo frequentemente si applicano nel lavoro portando avanti più attività (modalità multitasking); al contrario quelli puntuali lavorerebbero in modo preciso e rigoroso, procedendo in modo graduale e costante.
Tenendo conto che ogni individuo parrebbe disporre di una specie di orologio psicologico, è evidente la necessità di tenere conto del diverso modo di approcciarsi allo scorrere del tempo che può influenzare anche negativamente le relazioni, sia a livello personale sia a livello lavorativo; ciò dipenderebbe dal momento specifico vissuto con diversa intensità, dal grado di coinvolgimento, dallo stato emotivo provato.
Tuttavia il tempo cronologico è inevitabilmente l’ambito entro il quale si snoda la nostra vita, le nostre esperienze; il tempo scandisce e struttura lo spazio dei nostri impegni e dei nostri svaghi: a noi la responsabilità di come lo organizziamo o di come lo subiamo.
Il nostro benessere psicologico è condizionato dalla capacità di raggiungere gli obiettivi, a breve termine e a lungo termine, in modo efficace ed efficiente, tenendo conto non solo del tempo tecnico, ma anche e soprattutto del tempo psicologico: quest’ultimo può essere determinante a contribuire al raggiungimento degli obiettivi, così come, se trascurato, può boicottare anche la migliore pianificazione delle nostre attività.
E i bambini come percepiscono il tempo?
La percezione del tempo nei bambini differisce da quella degli adulti; non è una percezione inferiore, ma si tratta di una percezione diversa, gli eventi storici sono tutti molto vicini, si inseguono nelle pagine dei libri.
I vari studi in ambito psicologico propongono l’ipotesi che la percezione del tempo da parte dei bambini parrebbe essere una competenza consapevole ed esperta, seppure limitata al proprio mondo personale e familiare e collegata ad eventi concreti e tangibili.
Per esempio, alcune ricerche sulla percezione e la stima del tempo in bambini di terza elementare, hanno evidenziato il passaggio dall’intuizione alla consapevolezza dell’aspetto soggettivo; in particolare, Piaget ha insistito sulla differenza tra tempo dell’attesa e tempo dell’interesse e sul rapporto tra la valutazione della durata dei compiti e la difficoltà di eseguire le attività.
Inoltre, altri fattori che influiscono sulla percezione del tempo sono: il livello di soddisfazione, il livello di prevedibilità, l’orizzonte temporale in cui il vissuto si colloca, la difficoltà dell’azione svolta durante un determinato periodo di tempo; in questo modo si tengono in considerazione la tensione interiore vissuta nello svolgimento dei compiti assegnati, la stima della durata delle attività.
In generale, lo sviluppo della nozione di tempo nel bambino avviene in maniera graduale; egli prima necessita del possesso delle capacità logiche per utilizzare i concetti base di tempo; in un secondo tempo avverrà l’acquisizione dei concetti di successione, di contemporaneità, di simultaneità e di durata.
In ambito scolastico la consapevolezza dello scorrere del tempo è strettamente collegato alla questione della gestione del tempo, il time management, imprescindibile per lo svolgimento delle attività didattiche in classe e a casa; in primo luogo, la formazione dei docenti dovrebbe fornire le conoscenze opportune per saper gestire il processo di pianificazione e di conduzione del tempo scolastico, che tenga conto anche dei processi psicologici coinvolti nel processo di insegnamento-apprendimento.
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