Qui la matita rossa e blu è abolita, non esiste il concetto di primo o ultimo della classe e la lavagna si usa solo per spiegare, non per metterci dietro il bambino che “disturba”.
Una scuola che stimola la cooperazione e non la competizione tra bambini, rispettandone i tempi e le esigenze e valorizzando la diversità rispetto alla standardizzazione dell’apprendimento. Non solo aule tradizionale ma anche altri spazi in cui i bambini possono giocare, una biblioteca ben fornita e aperta agli altri istituti del territorio, oltre alla “Casa dei Suoni”, un ambiente dedicato ai bambini diversamente abili dove produrre in libertà suoni e ritmi.
Ma la vera novità sta nel metodo: creazione di una serie di stimoli mediante i quali ciascuno, in base ai propri tempi, arriva autonomamente alla conoscenza, sviluppando gli strumenti che ha già dentro di sè e che sono necessari per arrivare a strutturare il linguaggio in forma scritta. Prima di imparare l’ortografia, dunque, i bambini comunicano attraverso proprie forme di espressione non convenzionali, e l’insegnante non punta a correggerli ma ad affiancarli nel processo che li porterà al risultato finale.
Altro pilastro del metodo naturale è l’apprendimento cooperativo. I bambini vengono incoraggiati ad aiutarsi vicendevolmente e lavorano in piccoli gruppi di tre o quattro che si trovano a vari livelli di apprendimento, in modo che si possano correggere e stimolare tra loro. In questo modo l’apprendimento è più lento di quello convenzionale, chiariscono le maestre, convinte che “affidarsi alla lentezza in un’epoca che ci impone di produrre sempre di più e più in fretta è una sfida importante”. Ma ne vale la pena. Il tutto sempre con il sostegno dei genitori, la cui fiducia e approvazione si sono ottenute attraverso un dialogo costante e la capacità da parte delle insegnanti di “reggere l’ansia da prestazione in una società che ti chiede continuamente di fare presto e bene”. (Vita.it)
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