“Bisogna imparare per la vita non per la scuola!”
Era questa la vibrante esortazione che il grande intellettuale comunista, Antonio Gramsci”, scriveva dal carcere alla nipotina Mea, in una lettera poi confluita nella raccolta di tutti gli scritti di Gramsci.
Il fondatore del PCI aveva molto a cuore la formazione e lo studio delle giovani generazioni e non si stancava mai di dare loro suggerimenti, esortazioni consigli per l’avvenire, proprio lui lungimirante com’era. Gli studenti di oggi s’impegnano poco nello studio, pretendono voti alti di fronte ad un impegno carente e superficiale, quando, invece, bisogna approfondire gli argomenti di studio per poter poi allargare gli orizzonti della conoscenza.
Tutto ciò che impariamo a scuola non deve restare fine a se stessa, non deve servire per fare bella figura con gli insegnanti per meritarsi il bel voto, ma deve servire per la vita, per costruirsi un futuro ed un avvenire sulla base delle conoscenze apprese a scuola. Quindi non si deve pensare che lo studio deve servire per gli altri, ma solo per se stessi.
La cultura è un qualcosa di personale che resta per tutta la vita. La lettera di Antonio Gramsci sia di sprone e di incitamento per tutti gli studenti che si apprestano ad iniziare un nuovo anno scolastico.
La conoscenza si costruisce come un palazzo, ossia mattone su mattone con serietà e impegno costante.