Continua l’iter di approvazione del disegno di legge sugli “Interventi per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell’assenteismo”, fortemente voluto dalla ministra per la PA, Giulia Bongiorno, già approvato in Senato ed in questi giorni sotto la lente delle commissioni Affari Costituzionali e Lavoro della Camera: la scuola guarda con interesse a tale procedura, perché tra le proposte emendative vi è anche la deroga per tenere conto delle specificità di alcuni settori. E in cima a questi comparti pubblici vi sarebbe quello dell’Istruzione.
Il settore scolastico, in pratica, a causa della sua peculiarità formativa, non essendo paragonabile agli altri contesti di lavoro pubblico, si dovrebbe esentare dai controlli biometrici anti-furbetti.
Sembra, però, che i deputati delle due commissioni non abbiano avallato tale orientamento, approvando le dichiarazioni di inammissibilità.
Eppure, come già scritto su questa testata, è davvero difficile pensare che un insegnante possa abbandonare il posto di lavoro senza che nessuno se accorga: un ritardo, un’uscita anticipata, un’assenza, anche di pochi minuti, è riscontrabile in tempo reale. Con una classe intera pronta a denunciare o testimoniare l’accaduto.
Per non parlare del collaboratore scolastico addetto al piano o di eventuali altri potenziali “testimoni” presenti a scuola, come i genitori, i colleghi, il personale Ata e via dicendo. Senza dimenticare l’attestazione di presenza sul registro elettronico.
Nel conto, poi, va anche messa la spesa non indifferente per introdurre i sofisticati sistemi tecnologici per rilevare le presenze o le assenze in tempo reale: nel testo del ddl, si prevede infatti che per l’acquisto della strumentazione necessaria (sistema di “verifica biometrica” e di video-sorveglianza) il Miur dovrebbe fare fronte con le risorse già disponibili (quindi sottraendole da altri finanziamenti rivolti alla stessa scuola).
Infine, va ricordato che i lavoratori della scuola figurano tra i meno assenteisti del settore pubblico: basta ricordare che il procedimento disciplinare si è scomoda per non oltre 80 casi l’anno. A fronte, è bene ricordarlo, di quasi un milione di docenti e Ata. Quindi, stiamo parlando di un caso ogni 10 mila – 15 mila lavoratori onesti. In termini percentuali, si tratta di andare a scoprire lo 0,001%.
Quindi, per stanare un dipendente “furbetto” assenteista ogni 15 mila – dirigenti scolastici compresi pur non avendo per ovvi motivi un vero e proprio orario di servizio – si va a mettere in dubbio la serietà di un’intera categoria.
Per saperne di più, occorre attendere solo un paio di giorni: giovedì 7 marzo prenderanno il via i voti delle commissioni Affari Costituzionali e Lavoro. Il destino delle proposte, a quel punto, sarà già noto.
La prossima settimana, invece, si dovrebbero avviare le votazioni al testo del ddl modificato. Il parere dell’esame dell’Aula, invece, è atteso per il 25 marzo.
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