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Impronte digitali ai presidi, pericolo scampato. Giannelli (Anp): giusto così, agli assenteisti potremmo pensarci noi [INTERVISTA]

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Ai dirigenti scolastici il cambio di Governo ha portato un dono inaspettato: il dietrofront su impronte digitali e controlli biometrici nella pubblica amministrazione. Il provvedimento, intrapreso dalla Lega e portato a termine dall’ex ministra della PA Giulia Bongiorno, con tanto di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, non era di fatto entrato in vigore solo per la mancata approvazione dei decreti attuativi. Ora, però, cambia tutto: la ministra “grillina” Fabiana Dadone, ha detto che “sicuramente” sarebbe tornato utile “per tenere a bada chi abusa. Ma probabilmente va usata in modo meno criminalizzante per una intera categoria”, perché, “la rilevazione delle impronte contiene in sé uno stigma di tale negatività che rischia di deprimere anche chi ogni mattina si reca sul posto di lavoro con energia ed entusiasmo”.

Abbiamo chiesto un commento su questa importante novità.ad Antonello Giannelli, presidente nazionale Anp, il sindacato che più di tutti si è battuto contro l’adozione delle impronte digitali sul posto di lavoro, spiegando che il provvedimento oltre che ingiusto avrebbe tolto alle scuole almeno 100 milioni di euro.

Giannelli, ha letto le dichiarazioni della nuova ministra della PA sulle impronte digitali?

Sì, apprezzo grandemente la presa di posizione del ministro Fabiana Dadone che, in sintonia con quella già assunta dal ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, con riferimento ai dirigenti scolastici, non ritiene praticabile il controllo biometrico di massa sui dipendenti pubblici.

Per voi rappresenta un bel risultato?

Indubbiamente, come Anp ci eravamo fermamente opposti al cosiddetto “decreto concretezza” denunciandone l’incostituzionalità.

C’è già chi dice che hanno vinto i “furbetti del cartellino”…

Non credo che le cose stiano così: la lotta all’assenteismo va condotta con fermezza, ma senza criminalizzare la stragrande maggioranza di dipendenti ligi al dovere.

Cosa proponete?

Quello che abbiamo sempre sostenuto: di attribuire alla dirigenza, anche a quella scolastica, adeguati poteri di intervento.