Personale

Impronte digitali, Ata e presidi trattati come furbetti. La ministra Bongiorno: basta tolleranza. Ma l’operazione è costosa

La terza lettura del Senato è stata quindi fatale ai detrattori delle impronte digitali nella PA, imposte con la funzione di stanare i dipendenti “furbetti”.

Poche deroghe

Sparisce quindi il tradizionale “cartellino” che registra l’entrata e l’uscita dal luogo di lavoro: largo al controllo biometrico, al riconoscimento delle impronte o la verifica dell’iride.

Ad oggi, comunque, passa solo il principio, rinviando la realizzazione vera e propria del meccanismo a un successivo decreto ad hoc.

Il provvedimento prevede delle deroghe: non sarà applicato alle forze dell’ordine, ai magistrati, ai prefetti ed anche ai docenti, che hanno già il registro elettronico.

Nella scuola sarà invece adottato per i dirigenti scolastici – sempre sul piede di guerra – e per il personale amministrativo e tecnico, oltre che per i collaboratori scolastici.

Le parole della ministra Bongiorno

“Finora, senza controllo biometrico, i furbetti del cartellino venivano di fatto tollerati dallo Stato“, ha detto con tono trionfante “soddisfazione” la ministra per la PA, Giulia Bongiorno, commentando il 13 giugno a ‘Uno Mattina’ su Rai Uno il ddl Concretezza, licenziato il giorno prima dall’Aula di Palazzo Madama.

Nella scuola non c’era bisogno: un caso ogni 15 mila lavoratori

Vale la pena ricordare che nella scuola i casi di assenteismo accertato risultano davvero rari, nemmeno quantificabili per la loro irrisorietà rispetto a coloro che risultano ogni giorno regolarmente e in orario sul posto di lavoro, garantendo il servizio pubblico rivolto ad alunni e studenti.

Avevamo calcolato, non molto tempo fa, che l’operazione avrebbe permesso di scovare lo 0,001% di furbetti, visto che nella scuola si riscontrano appena 80 casi l’anno su oltre un milione e 200 mila dipendenti. Quindi un caso ogni 10 mila – 15 mila lavoratori onesti.

Ha quasi dell’incredibile, inoltre, l’obbligo imposto ai dirigenti scolastici, che si ritroverebbero, a legge adottata, ad essere più controllati dei docenti, i quali sono in qualche modo a loro volta controllati proprio dai presidi.

I costi dell’operazione

Coma abbiamo già avuto modo di scrivere, se si considera che i punti di erogazione del servizio scolastico sono oggi più di 40mila (bisogna calcolare infatti non solo le 8mila “presidenze” ma anche tutti i plessi scolastici dipendenti) è del tutto evidente che il costo dell’operazione non sarà affatto irrilevante ma inciderà in modo significativo sui bilanci scolastici.

Ammesso che un macchinario per rilevare i dati biometrici costi solo 2.500 euro, serviranno comunque già 100 milioni di euro, come ha avuto modo di dire alla Tecnica della Scuola il leader dell’Anp Antonello Giannelli.

Secondo noi, però, i costi potrebbero essere ancora più alti, sino a sfiorare il mezzo milione di euro.

Alessandro Giuliani

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