Altro che cancellazione della norma: la ministra per la Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno, difende con i denti la decisione, inclusa nel ddl Concretezza, di rendere obbligatoria la rilevazione automatica, tramite impronte digitali, delle presenze sul luogo di lavoro dei dirigenti pubblici. Quindi, anche dei presidi, che tramite l’Anp hanno protestato in modo formale, rivolgendosi ai leader di M5S e Lega, chiedendo loro di stralciare il provvedimento.
“Le critiche all’introduzione dei controlli biometrici ai dirigenti scolastici – ribatte la ministra Bongiorno – non solo si basano su una erronea lettura della norma, ma sono anche fuorvianti”, perchè “non tengono conto del fatto che ancora non è stato emanato il decreto sulle modalità attuative”.
Quelo che vogliamo, sostiene la ministra per la PA, è “rendere più trasparente la loro presenza in servizio”, anche per “ragioni di sicurezza”.
Non si tratta dell’obbligo “di un orario settimanale di lavoro, ma l’utilizzo di strumenti di identificazione tecnologicamente avanzati”.
La responsabile della Funzione Pubblica sostiene, a differenza di quanto paventato dai presidi, che “i controlli biometrici non sono una misura punitiva; sono stati gli stessi dipendenti pubblici, quelli che svolgono il proprio lavoro con scrupolo e attenzione, a chiedermene l’introduzione”.
Poi, la precisazione sui dirigenti scolastici: “fanno parte della categoria di dirigenti pubblici contrattualizzati”, taglia corto Bongiorno.
Sempre il 12 aprile, contro la disposizione prevista dal ddl 1122 si era espressa, con parole dure, anche la senatrice Malpezzi, vice presidente dei senatori del Pd: commentando la lettera inviata dal presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, al ministro del Lavoro Luigi Di Maio e al ministro dell’Interno Matteo Salvini
“Anche i dirigenti scolastici – ha detto la democratica – danno l’avviso di sfratto al governo del cambiamento, delusi dalle scelte grottesche e mortificanti dell’esecutivo nei loro confronti. L’obbligo di rilevazione delle impronte digitali contenuto nel ddl concretezza’, infatti, li umilia, paragonandoli al pari di qualunque altro impiegato statale nonostante compiti, responsabilità e funzioni siano assai diverse. Il governo faccia un passo indietro”.
Secondo Malpezzi, “il governo, invece di occuparsi dell’istruzione attraverso gli investimenti, getta fumo negli occhi dell’opinione pubblica con misure che certificano sfiducia e ostilità verso dei servitori dello Stato”.
“Come Pd – ha concluso Malpezzi – condividiamo l’appello che i dirigenti scolastici rivolgono al governo e ci impegneremo in Senato, come abbiamo già fatto durante la prima lettura e poi alla Camera, per cancellare questa vera e propria umiliazione nei loro confronti”.
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