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Impronte digitali presidi: addio all’agilità e all’efficienza. Ma ci rimetteranno le scuole

Dunque, quello che non doveva succedere, che conveniva anche allo Stato non succedesse, invece è accaduto.

Il ddl denominato pomposamente “Concretezza” è legge (n.135), è cioè diventato legge ieri al Senato.

Tra le altre cose, vengono previste le impronte digitali anche per i presidi.

In poche parole, lo Stato, con questa legge, sospetta che io sia un furbetto del cartellino. Mentre tutti sanno, nelle mie due scuole, che così non è. Basterebbe anche una piccola verifica, magari a campione, e tutto sarebbe tranquillo.

Invece, si preferisce sparare nel mucchio, lanciare logiche del sospetto, far intendere che potrei essere un imbroglione. In altre parole, si preferisce il pensiero negativo, quasi a giustificare che tra tutti noi sarebbe bene e meglio, in via preventiva, sviluppare sospetti, malelingue, ecc..

Che sia questo il sentimento dominante oggi? Qual è la conseguenza, per il mio lavoro?

La fine della agibilità, cioè di quella gestione flessibile del tempo che mi ha sempre consentito di seguire, al volo, mille cose. No, non potrò più, perché dovrò garantire la tracciabilità, che è trascrizione spazio-temporale di una dinamica del mio lavoro che è oltre della mera logica spazio-temporale.

Se l’agibilità flessibile mi ha permesso efficacia ed efficienza, come sanno chi conosce cosa faccio e dove lo faccio ogni giorno, questo vincolo invece mi impedirà una gestione del mio tempo-spazio lavorativo centrata sui risultati, come è per tutti coloro che hanno responsabilità plurime.

Paradossalmente, non potrò da oggi più garantire efficacia ed efficienza.

Lo sappiamo bene, questa flessibilità è ciò che tiene in piedi la scuola italiana, perchè consente, a chi ha senso della responsabilità, passione, dedizione, una disponibilità senza orari, cioè a fare anche oltre il proprio dovere.

Si sa, ci sono pochi presidi, docenti, personale che ha scelto il profilo minimalista, a volte anche condito di incompetenza e insensibilità.

Ma sono pochi, mentre la gran parte fa oltre il proprio dovere, lo fa perché ogni giorno guarda in faccia i propri bambini e ragazzi, parla con le famiglie, sente il profumo e la pressione sociale, coglie al volo le nuove domande formative.

La ministra Bongiorno, ammettendo l’incapacità di costruire un adeguato ed equo sistema di valutazione, che sia terzo, trasparente, invece di verificare cioè, ed eventualmente punire, i pochi che non fanno il proprio dovere preferisce, come sempre, sparare nel mucchio, andando, guarda caso, a colpire proprio chi fa oltre il proprio dovere.

Perché? Perché chi fa il poco, essendo il controllo biometrico un riscontro solo quantitativo, continuerà beato, mentre chi ha bisogno dell’agilità che conosce solo chi ha senso della responsabilità, si troverà penalizzato.

Che fare? Come funzionari, siamo obbligati ad osservare le leggi.

Ma, come funzionari non stupidi, come voleva Hannah Arendt, ci si trova invece costretti a calibrato, come norma vuole, il proprio impegno. Cioè lo sciopero bianco.

Ce lo aveva insegnato Socrate, nel Critone: il modo migliore per mostrare il senso di certe norme è portarle a contraddizione.

Ma i musicanti della politica odierna, riempiti di vuoto, sanno e sapranno imparare dalle proprie contraddizioni?

Qui sta la differenza tra statista e politico di giornata. Chi ci rimetterà? Sappiamo già la risposta.

Ci rimetteranno le scuole, i docenti, i ragazzi, le famiglie, il tessuto sociale.

Esploderanno queste contraddizioni in protesta pubblica tanto da far cambiare una norma sbagliata?

Verrà cioè il momento che la rabbia, il risentimento, l’invidia, cioè i sentimenti che vanno oggi per la maggiore, troveranno il modo, questa volta, almeno per una volta, di esplodere in positivo, contro certe assurdità? Vedremo chi ha spina dorsale.

Da oggi niente H24, visto il ruolo odierno dei cellulari e tablet, niente più la porta sempre aperta, niente più risposte entro poche ore, niente più disponibili a idee, proposte, progetti, niente più….

Tutto calcolato al minimo sindacale, perché costretti a diventare tutti figli del matematismo. Ma, per paradosso, sarò più libero, avrò più tempo per me. E ne guadagnerò in salute. Se lo Stato mi vuole così, così farò.

Gianni Zen

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