Il decreto “Concretezza” è stato approvato dalla Commissione Lavoro del Senato, ma rimangono le polemiche. Un punto su cui ci sarà battaglia a Palazzo Madama è l’estensione ai presidi dei controlli agli ingressi.
Impronte digitali o verifica dell’iride, al posto del cartellino, per accertare gli ingressi a lavoro.
Nel testo per ora c’è solo il principio, la realizzazione del meccanismo è demandata a un successivo decreto. Per la scuola vigeranno regole ad hoc. Nessun controllo per i docenti, già sottoposti al registro elettronico, mentre per i presidi una qualche forma di vigilanza dovrà essere trovata.
Inoltre, insieme alla verifica cosiddetta “biometrica”, in contemporanea e non in alternativa, il ddl prevede il ricorso alla video-sorveglianza.
L’intenzione del governo, adesso, è di portare il testo, senza cambiamenti, in aula.
I presidi, però, sono sul piede di guerra. Il Cida, in una lettera indirizzata al presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati, definisce gravemente inopportuna, nonché perniciosa per la pubblica amministrazione nel suo complesso la norma che introduce il controllo
“Si tratta solamente di una questione di trasparenza”, ha detto Marco Bussetti alla ‘Tecnica della Scuola’, nel corso di un’intervista concessa in occasione del 70esimo anniversario della nostra testata giornalistica, in programma il prossimo 10 maggio.
Quella che si sta approvando, ha concluso Bussetti, “è solamente un’indicazione, che in questo momento è presente, ma che ha solo lo scopo di attestare che il dirigente si trova in quel momento sul luogo di servizio”.
La responsabile della Funzione Pubblica, Giulia Bongiorno, sostiene, a differenza di quanto paventato dai presidi, che “i controlli biometrici non sono una misura punitiva; sono stati gli stessi dipendenti pubblici, quelli che svolgono il proprio lavoro con scrupolo e attenzione, a chiedermene l’introduzione”.
Poi, la precisazione sui dirigenti scolastici: “fanno parte della categoria di dirigenti pubblici contrattualizzati”, taglia corto Bongiorno.
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