La Conferenza episcopale italiana non sembra volersi rassegnare al pagamento dell’Imu anche per le scuole paritarie, frequentate da oltre un milione di alunni. Sulla decisione del Governo Monti di includerle nella lista degli enti che pur non producendo beni materiali hanno il dovere di pagare l’imposta sugli immobili è tornato ad esprimersi criticamente il segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata. Il presule ha sottolineato che l’episcopato italiano “ha preso atto del regolamento” varato dal governo Monti “e della valutazione positiva della Commissione europea”.
“Le tasse – ha aggiunto – la Chiesa le paga e le ha sempre pagate. Chi non paga le tasse va trattato come chiunque non paga le tasse”.
“Le tasse – ha aggiunto – la Chiesa le paga e le ha sempre pagate. Chi non paga le tasse va trattato come chiunque non paga le tasse”.
Premesso ciò, il segretario Cei ha però anche richiamato “l’attenzione sul servizio svolto da tanti nostri enti – come da tanti enti non profit – che svolgono attività di tipo non commerciale”, perché “chiedere la salvaguardia di questo valore sociale del non profit è chiedere la difesa di chi non ha altri a chi rivolgersi”, tanto più che agli enti assistenziali cattolici, ha osservato il monsignore, “rimandano a volte gli stessi enti pubblici”.
Crociata ha quindi espresso apprensione per il destino delle scuole cattoliche, in particolare di quelle primarie e d’infanzia, che in molte realtà del Paese svolgono un servizio che non sarebbe facilmente sostituito. “Quando ci fanno chiudere le scuole non so a chi si rivolgeranno quelli che vi trovavano una risposta ai loro bisogni”, ha sottolineato Crociata.
Per il segretario della Cei non vi sono dubbi: “posto il rispetto della regolamentazione statuita, chiedere di garantire il no profit è una difesa della gente”.
C’è poi da comprendere quanto convenga allo Stato, in termini economici, mantenere la norma sull’Imu alle scuole paritarie. Secondo uno recente studio di Famiglia Cristiana, ”se le scuole paritarie cattoliche (l’80% degli istituti paritari n.d.r.) dovessero chiudere, lo Stato (che sovvenziona le scuole non statali con 233 milioni di euro l’anno, circa 300 in meno rispetto al 2009 n.d.r.) sarebbe costretto ad accollarsi 750 mila alunni, decine di migliaia di docenti e personale scolastico, per un costo di 6 miliardi e 200 milioni di euro”. Ma non finisce qui: sempre per il settimanale cattolico, ”anche i Comuni, se chiudessero le scuole dell’infanzia paritaria, frequentate da 600 mila bambini, non saprebbero come coprire la spesa”.