Dal 1° settembre i pensionamenti della scuola raggiungeranno una cifra altissima: si stima circa 60 mila docenti, Ata e dirigenti scolastici.
Secondo le senatrici e i senatori del M5S in Commissione Cultura, come già scritto, “si stimano circa 35.000 potenziali pensionamenti entro il 2019 tra coloro che hanno maturato i requisiti per Quota 100″.
“Se aggiungiamo a questi numeri i 27.000 pensionamenti già maturati con i vecchi requisiti, otteniamo un massimo di 62.000 richieste complessive. È chiaro che questa circostanza significherà nuovi posti di lavoro per tanti docenti e l’occasione di stabilizzare tanti precari”.
Certamente, l’occasione sarà buona per far tornare a casa tanti docenti assunti con la Buona Scuola a centinaia di chilometri da casa: liberandosi infatti tanti posti per la mobilità ed essendo trascorsi più di tre anni dalla loro immissione in ruolo, per molti di loro il trasferimento potrebbe stavolta davvero concretizzarsi.
Il fatto che la percentuale di posti da destinare alla mobilità non sia sul 100%, non dovrebbe costituire un problema, alla luce dell’alto numero di vacanze che si andranno a determinare.
Ma chi andrà ad occupare i loro posti, quasi tutti al Centro-Nord? E chi andrà a coprire le altre cattedre libere? In larga parte, i supplenti annuali.
Perché lo scorso anno non si realizzarono oltre 32 mila immissioni in ruolo, su circa 57 mila previste, a causa della mancanza di candidati. Nel frattempo, è vero, molti docenti abilitati hanno svolto o sono in procinto di svolgere il colloquio (non selettivo) del Fit, che gli permetterà di inserirsi in una graduatoria pre-ruolo.
Per il primo ciclo c’è invece il concorso riservato a chi ha svolto almeno due anni di servizio negli ultimi otto, sulla cui conclusione non si hanno certezze.
Infine, i concorsi pubblici, aperti a tutti ma ancora da bandire e che, questi certamente, non potranno terminare entro la prossima estate.
Un’altra certezza riguarda le cattedre libere che avremo tra qualche mese: i 60 mila posti che si andranno a liberare, sommati ai 50 mila di sostegno, i 32 mila avanzati lo scorso anno e qualche altro migliaio di posti residui rimasti vacanti, fanno schizzare le disponibilità a quota 150 mila e oltre.
E, ripetiamo, solo una parte potranno essere rimpiazzati con il turn over.
I sindacati hanno chiara la situazione. E chiedono interventi straordinari. Come già scritto, Flc Cgil ha proposto di avviare una fase transitoria, istituendo una graduatoria per titoli che ricomprenda, in ordine, il personale già abilitato presente nelle seconde fasce d’istituto (dai docenti della scuola secondaria ai diplomati magistrali ai laureati in Scienze della formazione primaria) e, a seguire, coloro che sono presenti nelle terze fasce d’istituto della scuola secondaria e hanno maturato tre anni di servizio.
La Cisl Scuola ha chiesto invece al ministro di istruire quanto prima i concorsi.
Pino Turi, segretario generale Uil Scuola, punta ad un percorso accelerato per i precari che hanno maturato almeno 36 mesi di servizio, “consentendo un loro reclutamento rapido”.
Marcello Pacifico, leader Anief, dice che è l’occasione giusta per riaprire le graduatorie ad esaurimento: “decine di migliaia di docenti abilitati e specializzati, su disciplina e su sostegno, sono rimasti nelle graduatorie d’istituto, invece di essere inserite nelle GaE, dove vi sono sempre più graduatorie vuote, con buona pace della direttiva dell’Unione Europea”.
Intanto, l’Inps fa sapere che ammontano a 29.198 le domande di pensione anticipata con quota 100 presentate on line fino alle 14.00 del 7 febbraio: quasi un terzo delle quali (8.972, il 30,7%) da iscritti ai fondi dei lavoratori pubblici.
La provincia dalla quale sono partite più domande è Roma con 2.490 richieste di pensione anticipata con le nuove regole.
Per il provvedimento, quindi, si conferma un alto interesse. Il vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio, in una intervista a Uno Mattina rispondendo a una domanda sulla manifestazione di sindacati prevista per sabato 9 a Roma, lo difende a spada tratta: “I sindacati vogliono scendere i piazza, lo possono fare, non sono nessuno per dirlo. Ma scendono in piazza contro Quota 100 che inizia a smantellare la Fornero, contro il Reddito di cittadinanza che troverà lavoro a centinaia di migliaia di persone che oggi sono in depressione e sono in difficoltà”.
“Non li ho visti in piazza quando si fece la Legge Fornero. Io vado avanti con il dialogo con tutti, spero di avere il loro appoggio sulla norma che taglierà la pensione ai sindacalisti”, ha concluso il leader politico grillino.
Intanto, la commissione Lavoro e Previdenza sociale del Senato che sta esaminando il provvedimento decretone su reddito di cittadinanza e pensioni quota 100, fa sapere che gli emendamenti al testo dovranno essere presentati entro le 9.00 di martedì 12 febbraio.
Il testo è atteso al momento in Aula a Palazzo Madama il prossimo 19 febbraio.
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