Arrivano le ITS Academy, con nuovi percorsi di formazione triennali che saranno equiparati alle lauree.
La Camera ha approvato il nuovo testo di legge che ridefinisce la missione e l’organizzazione degli Istituti Tecnici Superiori in attuazione al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e daranno un diploma nel caso di corsi triennali equivalenti a quello della laurea sulle discipline relative a trasporti, edilizia, turismo, made in Italy, servizi alle imprese, tecnologie della vita e la transizione ecologica e l’Ict
Con 409 voti a favore la Camera Dei Deputati ha dato il via libera al testo unificato delle varie proposte di legge che si pone l’obiettivo di dare nuova linfa e maggiore importanza agli Istituti tecnici Superiori, trasformandoli in una vera e propria «seconda gamba» dell’istruzione terziaria a fianco dei diplomi universitari: si tratta infatti di percorsi con almeno il 30 per cento di laboratori e tirocini per la pratica.
La nuova Legge che come TDS avevamo anticipato qualche mese fa, consente di creare un percorso di formazione biennale o triennale post diploma parallelo ad un qualsiasi percorso universitario da erogare in sintonia e collaborazione con il mondo delle imprese.
Il nuovo PNRR aveva stanziato un miliardo su 5 anni per lo sviluppo di questi Istituti, in particolare sono previsti 68 milioni già per il 2021 e 48 dal 2022 in poi. Con il passaggio al Senato potrebbero essere rivisti i numeri ma la sostanza non cambia.
I fondi saranno assegnati con criteri meritocratici, sulla base della quota relativa al numero degli allievi dei corsi che nell’anno precedente hanno conseguito un giudizio positivo da parte del sistema di monitoraggio e valutazione che è curato da Indire.
Per il ministro Bianchi si tratta di un “importante passo avanti per il futuro della formazione del nostro Paese”. Adesso l’iter continuerà al Senato ma il Ministro ha confermato tutto l’interesse da parte del Parlamento ad andare avanti nella direzione indicata.
Un risultato importante per il sistema produttivo del nostro Paese e un altrettanto importante opportunità occupazionale per i ragazzi nonché valida alternativa all’Università.
Dopo oltre dieci anni di esperimenti a livello soprattutto locale anche grazie alle aziende che nel tempo hanno contribuito mettendo a disposizione soldi e spazi, adesso gli ITIS possono diventare una realtà nazionale con regole uniformi e requisiti minimi standard di qualità condivisi.
Un ulteriore aspetto rilevante è che il diploma sarà finalmente valido per i concorsi pubblici e riconosciuto quindi anche dal MIUR. Obiettivo del governo è raddoppiare gli iscritti che ad oggi tocca i quindicimila studenti. Gli Its avranno due articolazioni: corsi di due anni (quattro semestri) e di tre anni (sei semestri). Questi ultimi, con almeno 3 mila ore di formazione, corrispondono al sesto livello del quadro europeo delle qualifiche per l’apprendimento permanente, che è quello delle lauree triennali.
I nuovi ITS dovranno essere costituiti da Fondazioni composte da un Istituto tecnico e professionale della provincia; una struttura formativa accreditata dalla Regione; un’impresa che usi tecnologie dell’area di riferimento dell’Its; stesso e un dipartimento universitario o un ente di ricerca operante nell’area tecnologica di riferimento.
Motivo per cui gli ITS Academy dovranno contribuire a portare innovazione al nostro Paese e nelle aziende coinvolte nel progetto. Toccherà alle Regioni, in accordo con il ministero dell’Istruzione, gestire il processo di accreditamento. La nuova legge approvata prevede inoltre, la costituzione di un Coordinamento Nazionale in cui vi sono Ministeri, Conferenza delle regioni, Indire, associazioni imprenditoriali rappresentative a livello nazionale, associazioni più rappresentative degli Istituti tecnici superiori.
Sarà importante adesso migliorare il rapporto istituzionale tra le Università e le nuove Academy cosi come sarà parimente importante un forte impegno da parte delle scuole affinché diffondano nei ragazzi la conoscenza del nuovo percorso dei nuovi ITS.
Il compito delle regioni sarà quello di limitare al massimo la costituzione di nuove fondazioni concentrando l’aumento dei corsisti e dei corsi e verificare che i costi istituiti funzionino bene e creino posti di lavoro.
Un ruolo oltremodo fondamentale sarà svolto dal MIUR che dovrà controllare gli statuti, l’accreditamento nazionale, che può essere revocato se per tre anni almeno il 50 per cento dei corsi non rispetterà i requisiti minimi.
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