Le idee del ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, sembrano essere particolarmente sentite tra i vertici del comparto dell’Istruzione: dopo l’anagrafe degli studenti, i piani alti di viale Trastevere hanno deciso che anche gli 800mila docenti della scuola italiana dovranno essere ‘schedati’ attraverso la pubblicazione on line dei loro dati personali e professionali. La notizia è stata riportata l’8 ottobre da uno dei più importanti quotidiani nazionali, ‘Il Corriere della Sera’, secondo cui l’iniziativa, dopo aver già avuto il consenso del Consiglio nazionale della pubblica istruzione, è destinata, “ almeno nelle intenzioni” ad “aiutare famiglie e studenti a scegliere in modo trasparente la scuola più adatta alle proprie esigenze”.
In arrivo pure l’anagrafe dei docenti
L’iniziativa si concretizza nel regolamento “L’anagrafe nazionale telematica dei docenti”: l’articolo 4 spiega che nel sito internet del Miur confluiranno “dati anagrafici” e tutti i titoli conseguiti: da quelli di studio, cioè laurea o diploma, fino alle abilitazioni, specializzazioni ed eventuali corsi di aggiornamento. Una sezione, sempre da compilare, sarà dedicata ai servizi svolti. Molta rilevanza dovrebbe essere data alle abilità: che saranno quantificate attraverso le certificazioni acquisite, “con particolare riferimento alla lingue straniere e alle competenze informatiche”, ma anche attraverso l’avvenuta pubblicazione di articoli i libri di settore o sulle materie in cui si è abilitati.
Un passaggio, quello della spendibilità delle competenze, che non dispiace ai sindacati: secondo il segretario della Uil Scuola, Massimo Di Menna, “potrebbe essere un fatto nuovo e positivo la previsione di curriculum degli insegnanti” da rendere fruibili a tutti attraverso la rete internet.”È un’idea da sostenere – continua il segretario Di Menna – perché potrebbe aiutare a sostenere e valorizzare le tante esperienze maturate in classe dagli insegnanti, facendo però attenzione ad un forte rischio tutto italiano: quello di schiacciare le nuove idee con la burocrazia, a partire dalle modalità di compilazione dei curriculum“.Di Menna ritiene tuttavia “impensabile pensare di assegnare tale compito alle direzioni regionali: servirebbe piuttosto un sistema di alta valenza culturale al quale affidare la predisposizione dell’intero impianto conoscitivo. Questo modo di procedere, in un’ottica moderna e riformista, potrebbe costituire – conclude il sindacalista – un tassello per sostenere e riconoscere la professionalità docente in modo serio“.
Possibilista sul buon esito dell’iniziativa, seppure con alcune riserve, è addirittura l’opposizione. Secondo Giovanni Bachelet, presidente forum Politiche dell’Istruzione del Pd, sostiene che l’anagrafe dei docenti “si può approfondire”, a patto però che sia prevista “opportuna liberatoria” e la stessa procedura riguardi anche i dirigenti scolastici e “magari il ministro competente. Nell’improbabile caso che raggiunga lo stadio di un provvedimento reale, questa proposta – aggiunge Bachelet – potrà essere utilmente discussa e approfondita, specialmente se sarà accompagnata dal finanziamento di adeguate opportunità di formazione in servizio, se sarà estesa agli insegnanti di tutte le scuole pubbliche, statali o paritarie, e riguarderà anche il curriculum scolastico, universitario e lavorativo dei dirigenti degli Uffici scolastici regionali e provinciali”. Fermi oppositori della proposta è invece una parte dei diretti interessati: alcuni parlano già di ‘schedatura’ ingiustificata.