Quello che sta iniziando è un anno scolastico all’insegna delle contestazioni prodotte dai sindacati (ma non solo) contro una lunga lista di temi: tagli alle risorse e agli organici, concorsi pubblici e reclutamento, precariato, dimensionamento, riforma degli organi collegiali, diritto allo studio. Ed altri ancora. In alcuni casi le mobilitazioni riguarderanno specificatamente l’istruzione, in altre l’intera pubblica amministrazione.
Si inizia venerdì 14 settembre, con lo sciopero nazionale di tutto il pubblico impiego proclamato da Fsi-Usae. Il 21 settembre prenderanno il via le iniziative di mobilitazione indette dalla Flc-Cgil in diverse località: “in tutte le città italiane – fa sapere il sindacato guidato da Mimmo Pantaleo – i lavoratori precari della conoscenza, delle scuole, delle università, degli enti di ricerca, dei conservatori e delle accademie celebreranno ‘il giorno del merito’, iniziativa con cui vogliono ricordare i meriti e i diritti acquisiti di un’intera generazione di docenti e ATA, le competenze e le conoscenze, le esperienze e i progetti per una scuola migliore, di qualità: presidi davanti alle Prefetture e alle Regioni, assemblee aperte, eventi serali”.
Il giorno dopo, sabato 22, gli stessi lavoratori della conoscenza parteciperanno alla manifestazione nazionale promossa dai coordinamenti dei precari “contro il concorso truffa del ministro Profumo e per la difesa della scuola pubblica”. I precari si sono rivolti “a tutte le organizzazioni sindacali e politiche che si sono espresse in questi giorni contro il concorso e hanno contrastato i tagli alla scuola di questi anni”: l’obiettivo è “dare un concreto sostegno al fine di contribuire alla massima riuscita della manifestazione”. Oltre al ritiro del concorso a cattedra, i coordinamenti del personale non di ruolo della scuola – che hanno manifestato davanti al Miur lo scorso 4 settembre assieme ad Anief e Usi – chiedono “la restituzione alla scuola delle risorse sottratte con i tagli della Gelmini e il rifinanziamento della scuola stessa; un piano di assunzioni a tempo indeterminato sui posti vacanti e disponibili; il ritiro del pdl 953 (ex Aprea)”.
Ma le proteste non si fermeranno qui. Il 28 settembre i comparti università, ricerca e Afam parteciperanno allo sciopero del pubblico impiego proclamato dalla confederazione nazionale assieme alla Uil. Nella stessa giornata si fermerà anche l’Ugl, secondo cui “i tagli previsti per il pubblico impiego sono eccessivi e non mirano ad abbattere i veri sprechi, anzi, mettono a rischio la funzionalità degli uffici”. Sempre il 28 settembre entrano in scena i giovani, con una manifestazione programmata a Roma da Rete studenti medi e Udu: al centro dalla protesta sono i corsi universitari a numero chiuso, definito come “la violazione totale del diritto allo studio”.
Il 12 ottobre gli studenti manifesteranno ancora, stavolta per rivendicare il diritto ad una istruzione pubblica di qualità e garantita a tutti. “Una scuola di qualità – ha fatto sapere la Rete degli Studenti – ce la chiede l’Europa, e noi la chiederemo a questo governo, a partire dal primo giorno di scuola, in un percorso di mobilitazione che culminerà nel 12 Ottobre, data in cui tutti gli studenti d’Italia scenderanno in piazza per lanciare le loro proposte e denunciare i loro disagi”.
Il 20 ottobre è previsto, infine, lo sciopero, con manifestazione nazionale di tutti i comparti della conoscenza organizzata dalla Flc-Cgil. Secondo il sindacato di Leopoldo Serra serve “una lunga fase di mobilitazione in tutti comparti della conoscenza contro le scelte del Governo Monti che stanno ulteriormente penalizzando scuola, università, ricerca e Afam. La spending review assesta un duro colpo al sistema di protezione sociale e ai diritti di cittadinanza. Si continua a tagliare personale, si riducono i diritti, si licenziano i precari, si aumentano le tasse universitarie, si limita la contrattazione sui posti di lavoro, si colpisce la dignità del lavoro pubblico e si portano al collasso definitivo molti enti di ricerca“.
La lista delle lamentele non finisce qui: “il ministro Profumo – continua la Flc-Cgil – vuole bandire un concorso nella scuola, inutile e costoso, senza aver prima definito un piano di stabilizzazione per i precari iscritti nelle graduatorie ad esaurimento. Per fare cassa si trasferiscono forzosamente i docenti inidonei per motivi di salute e gli insegnati tecnico pratici sui posti amministrativi e tecnici licenziando 2.000 precari che negli ultimi dieci anni hanno garantito la funzionalità delle segreterie scolastiche“.
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