L’ipotesi di una nuova “spending review” estiva sta tornando alla ribalta in queste ore e, a pensarci bene, non sarebbe neppure una cosa tanto strana.
Se non si possono aumentare le tasse, arrivate già a livelli difficilmente sopportabili, se si vuole cancellare l’Imu o perlomeno rinviarla di alcuni mesi, se non si intende ritoccare l’Iva per evitare ulteriori effetti recessivi e se neppure si vuole bloccare subito l’acquisto degli F35 (un miliardo di euro è la spesa prevista per i primi tre aerei) è ovvio che non ci sono molte altre strade: bisogna rivedere la spesa pubblica, anche perché – ad essere pratici – bisogna ammettere che la stessa lotta all’evasione non dà risultati immediati.
E invece le casse dello Stato hanno bisogno immediato (e continuo) di liquidità per poter pagare gli interessi del debito pubblico (a meno di non pensare che ad un certo punto lo Stato dica ai detentori di buoni del tesoro o di altri titoli: “Gli interessi ve li pagheremo appena possibile”).
A questo punto, nel caso di una manovra sulla spesa, anche la scuola dovrà, inevitabilmente, fare la propria parte.
Ma come?
Il problema è che i margini sono ormai ridottissimi perché il fondo del barile è già stato raschiato quasi tutto.
Qualche piccolo rimasuglio c’è ancora, ma è davvero poca cosa.
Vediamo.
La voce dalla quale si potrebbe ancora ricavare qualche decina di milioni di euro riguarda il personale all’estero che era già stato ridotto dalla spending review dello scorso anno ma che potrebbe essere ulteriormente ridimensionato.
Poi ci sono i distacchi per l’autonomia (ancora poche centinaia di unità): quelli presso gli Usr sono già stati dimezzati, mentre presso il Ministero sono ancora al livello di un paio di anni fa.
Ma, soprattutto, ci sono i distacchi dei collaboratori del dirigente che in una prima versione della spending review del 2012 erano stati ampiamente ridotti ma che erano stati salvati con un emendamento in extremis in fase di conversione in legge del provvedimento.
E, infine, ci potrebbe essere anche una revisione degli organici del personale Ata: nell’anno in corso le scuole oggetto di dimensionamento hanno ottenuto qualche posto con l’organico di fatto; per il 2013/2014 potrebbe esserci un giro di vite per impedire qualunque forma di ampliamento dell’organico di diritto.
E c’è chi teme che possano esserci restrizioni anche sullo stesso organico di sostegno; è vero che in caso di ricorsi da parte delle famiglie, il Miur sarebbe costretto a riaprire i cordoni della borsa, ma prima che i ricorsi vengano accolti passerebbero comunque alcuni mesi di…”risparmio assicurato”.
Per ora si tratta solo di illazioni e ipotesi, ma è bene che la scuola si prepari.
D’altronde la storia di questi anni dimostra che tutte le manovre restrittive riguardanti il sistema di istruzione sono state approvate durante l’estate.
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