Ormai è questione di giorni, sta per uscire ufficialmente, in tutte le librerie italiane, il nuovo romanzo di Stefania Auci “L’inverno dei leoni”.
“Un’attesa da Harry Potter” ha commentato il quotidiano La Repubblica per descrivere l’impazienza dei lettori che hanno scoperto e amato la scrittrice palermitana, pervenuta al successo con il primo volume dedicato alla storia della mitica famiglia Florio, “I Leoni di Sicilia”.
Ed è proprio l’inizio della saga che proponiamo questa settimana nella nostra rubrica “Leggere lib(e)ri”.
I Florio, imprenditori visionari
Cu nesci arrinesci è il proverbio siciliano che Stefania Auci sceglie per aprire la storia: chi esce – chi lascia la propria terra, soprattutto se povera – riesce a realizzare i suoi obiettivi.
E di sicuro ci sono riusciti i Florio, la grande famiglia siciliana di adozione ma calabrese d’origine.
Siamo agli albori del XIX secolo, manca pochissimo all’anno 1800. Paolo e Ignazio Florio sono i fratelli calabresi da cui tutto ha inizio. Capiscono che in Calabria la loro passione per le spezie, per le erbe mediche, ha poco futuro. Si trasferiscono a Palermo che all’epoca è il centro del Mediterraneo, il crocevia di tutti gli scambi commerciali. In poco tempo i Florio mettono su un’attività fiorente che si espande sempre di più, i loro commerci attraversano il mare e si spingono fino all’Inghilterra. I nobili palermitani, indebitati fino al collo, si rivolgono a loro per ottenere prestiti, ma i Florio rimangono i “facchini” venuti da fuori, i pidocchi arricchiti.
Una ricostruzione minuziosa e appassionante
Le minuziose ricerche storiche, di archivio, le interviste ai discendenti dei Florio hanno consentito a Stefania Auci di ridare vita a una tra le più importanti famiglie italiane del passato recente, per la verità un po’ dimenticata ai nostri giorni. E’ una storia appassionante, coinvolgente, avvincente. Un vortice di passioni: l’amore inconfessabile, la passione travolgente, la rabbia, l’invidia, la determinazione, la forza di volontà. Il tutto su uno sfondo storico, curatissimo, che l’autrice non manca di riassumere all’inizio di ogni sezione del romanzo.
E il racconto si poggia su uno stile sobrio, misurato, ma di una tale efficacia che con pochissime parole riesce a esprimere i sentimenti più profondi. Una lettura per tutti, anche per gli studenti che potranno trovarvi utilissime informazioni – di quelle che non si trovano nei manuali scolastici – sulla storia d’Italia della prima metà dell’Ottocento.