Tra le tante disfunzioni e assurdità che stanno caratterizzando lo svolgimento dei Pas dalla loro costituzione ad oggi, dobbiamo registrare e denunciare una questione assai sconclusionata che si aggiunge alle tante e che aggrava pesantemente la situazione di alcuni docenti che, per accedere ai Pas hanno dovuto intentare un ricorso.
Venendo meno le linee guida da parte del Miur, valide per le Usr di tutta Italia per inserire o no nelle liste d’ ammissione anche i ricorrenti, ogni ufficio scolastico regionale ha fatto a modo proprio. Alcuni uffici regionali non hanno nemmeno citato i nomi e cognomi dei ricorrenti, altri invece come in Toscana o in Calabria hanno permesso ai ricorsisti l’iscrizione ai Pas. Cosa ha comportato questo? Che i ricorrenti hanno pagato la prima rata pur non avendo ancora ottenuto la sospensiva per l’iscrizione con riserva da parte dei giudici. Alcuni stanno sì frequentando, ma fino a quando il Consiglio di Stato non avrà espresso il suo parere, che si spera sia positivo, restano in bilico. Infatti, frequentano senza nessuna certezza, poiché anche le università aspettano la sentenza del Consiglio di Stato.
Pare non ci sia un responsabile per tale confusione. Le università non rispondono, il Miur tace.
Allora, a chi spetta la tutela e il rispetto dei docenti che hanno legittimamente fatto un ricorso, anche se dall’esito incerto? I frequentanti dei Pas, con tutte le disfunzioni che si registrano, più simili ad un percorso di sopravvivenza che ad un corso di formazione, sembrano essere delle cavie da laboratorio, ignorati da chi dovrebbe invece farsi garante del rispetto della normativa e del loro ruolo socialmente importante e delicato.
A noi sembra di essere di fronte al “teatro dell’assurdo” in cui il “senso di colpa”, invece di essere percepito al Miur dopo anni di sfruttamento del precariato, venga scaricato sui docenti della III fascia delle graduatorie d’istituto, graduatorie istituite dallo stesso Ministero per reclutare i “tappabuchi” che per decenni hanno garantito il funzionamento della scuola italiana e la cui unica “colpa” è quella di avere, magari, una manciata di giorni in meno di quelli previsti quali prerequisiti per accedere ai Pas. Non prendiamoci in giro! Non possiamo tacere che i soldi spesi per i Pas, anche da parte di chi ha presentato un ricorso, hanno rimpinguato le casse delle università… Saranno resi, in mancanza di accoglimento dei ricorsi stessi? E in che tempi? La Ministra parla di merito, termine ormai abusato e privo di senso, soprattutto quando pronunciato da una classe politica e dirigente verso la quale ormai il Paese intero nutre sfiducia! Ma le offese che stanno subendo i docenti italiani di III fascia, anche in relazione alla frequenza dei Pas non si contano. La delusione che si sta consolidando da parte dei precari nei confronti del sistema scuola difficilmente porterà buoni frutti. Si stanno moltiplicando i docenti insoddisfatti e stressati, il cui obiettivo, dato lo stato di fatto, sarà fare il minimo, poiché meno del minimo è ciò che hanno ricevuto per anni e stanno continuando a ricevere.
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