Qualche giornalista ha utilizzato il termine “staffetta” che implica un passaggio del testimone da una squadra all’altra, ma le cose non sono andate in maniera serena ed un Governo che di democrazia porta soltanto il nome e non l’essenza della partecipazione democratica di tutti i cittadini e non solo quelli di un partito, inizia la corsa con il piede sbagliato.
Problemi antichi e nuovi, tra promesse e delusioni riaffiorano nelle intenzionalità del nuovo Governo guidato da Matteo Renzi, il quale ha vinto le primarie utilizzando come cavallo di battaglia l’idea di promuovere un grande piano d’ascolto del mondo che opera nella formazione scolastica. L’idea apparentemente si presenta non molto diversa dall’annunciata ‘Costituente della scuola’, promossa da Maria Chiara Carrozza, ma al dire dei collaboratori di Renzi è più orientata a “sollecitare una partecipazione dinamica, proattiva, degli insegnanti ai processi innovativi”.
Si auspica che tale idea e promessa non resti soltanto come una nuvola veloce sul cielo di Viale Trastevere.
Molti sono in attesa degli eventi e stanno a guardare sulla riva del fiume che scorre e come afferma un proverbio della tradizione contadina, “tira sassi”, quasi per dire che non produce nulla di buono e di utile.
Come a quando ci si rimboccherà le maniche per restituire vitalità e nuova.energia ad una scuola che soffre di stanchezza e di noia?
Quali vitamine occorrono per ridare ai docenti fiducia e speranza.
Caduta e coinvolta nel calderone della riduzione della spesa pubblica la scuola, che è la più debole tra i ministeri dei servizi pubblici, oggi soffre molto di più e all’insegna della riduzione vengono immolati le positive energie dei docenti che progettano e strutturano percorsi per meglio aiutare gli alunni.
La riduzione del Fondo d’Istituto ha, di fatto, mortificato la progettualità in molte scuole, nelle quali, si registra un mutamento di percorso dal dinamismo e dall’operatività di prima, attraverso molteplici iniziative e progetti per gli studenti, si passa ad una fase di stasi e di manifesto rallentamento, che si limita a svolgere i programmi nelle ore ordinarie del tempo-cattedra, azzerando le attività extra curriculari, le gite scolastiche ed viaggi d’istruzione.
I ragazzi delle classi quinte tra le scadenze delle prove di ammissioni alle diverse Università e la preparazione ai testi di fatto trascurano l’ordinario scolastico del quinto anno, concentrato sulle materie sorteggiate per gli esami di Stato.
Altro che mille giorni di scuola in cinque anni, così come previsto dagli ordinamenti!
Il tempo scuola necessita una revisione organizzativa e didattica, finalizzando l’insegnamento sempre più allo sviluppo delle competenze.
Dovendo preparare i ragazzi ai test di ammissione all’Università e alle prove Invalsi che sono strutturate mediante test, perché non applicare la metodologia dei test come verifica degli apprendimenti e della logica sin dai primi anni di scuola?