Le opportunità del fare impresa, di aprire un’azienda, sono colte sempre più frequentemente dai giovani. Che in prevalenza sono in possesso del diploma di maturità o della licenza media. Solo una minima parte avvia un’attività imprenditoriale dopo aver preso la laurea. I dati sono emersi da un’ampia indagine del centro studi di Unioncamere, che è andata a focalizzare le caratteristiche dei promotori di circa 9mila imprese attive nate nel corso del 2011 e per le quali è possibile identificare il settore di appartenenza, rappresentativo di circa 176mila vere nuove imprese iscritte nel corso dell’anno.
Il centro studi ha reso noti dei dati su cui vale la pena riflettere: detto che supera il 26% (2 punti in più rispetto al 2010) l’incidenza degli under 30 e un ulteriore 19,1% di neo imprenditori si colloca nella fascia di età tra i 31 e i 35 anni, per quasi la metà di loro (48,9%) è il diploma acquisito nella scuola secondaria superiore il trampolino di lancio per avviare l’attività. Ed anche in questo caso si tratta di una quota in crescita rispetto ai dati 2010. Pure l’incidenza di quanti si sono fermati alla scuola dell’obbligo è in aumento (supera un quarto dei casi) e, di conseguenza, sono in riduzione i neo-imprenditori con qualifica professionale e con laurea, cui corrispondono rispettivamente quote intorno al 12%.
Unioncamere ha rilevato che l’investimento per dare avvio a una nuova attività non supera i 10mila euro nel 72,1% dei casi (quota che si amplia, raggiungendo il 75,3%, per i giovani), i nuovi imprenditori fanno affidamento prevalentemente su mezzi propri: infatti, scelgono l’autofinanziamento 8 imprenditori su 10, affiancando a questo i prestiti di parenti o amici e, in seconda battuta, i prestiti bancari. Ma quel che più interessa è probabilmente un altro dato: quello che quasi il 55% dei neo capitani d’impresa ha alle spalle un precedente attività. In certi casi anche come operaio o apprendista, in altri da impiegato o quadro. In altri ancora sono state rilevate pregresse esperienze come imprenditori o lavoratori autonomi.
“C’è dunque alle spalle – commenta Unioncamere – un solido percorso professionale e un’attenta analisi delle condizioni del mercato a indurre la maggior parte di questi soggetti a intraprendere l’impegnativo percorso dell’imprenditorialità”.
Non trascurabile è il dato che riconduce la motivazione prevalente dell’avvio dell’impresa nella necessità di trovare uno sbocco lavorativo per quanti precedentemente si trovavano nella condizione di disoccupati, studenti, casalinghe e collaboratori a progetto: complessivamente rappresentano il 22,4% dei nuovi imprenditori, con un’incidenza in aumento di 1,5 punti sul 2010.
L’ultima considerazione è quella sulla tipologie di persone che avviano l’attività imprenditoriale. “Gli uomini confermano una più netta propensione a realizzarsi attraverso la creazione di un’impresa: sono quasi tre quarti i neo capitani d’impresa maschi, in lieve crescita rispetto al 2010. Quindi, si sono ulteriormente ridotti gli spazi per le donne, che però si ampliano in specifici settori. I servizi alle persone è l’unico settore in cui il genere femminile detiene il primato delle nuove iniziative imprenditoriali (51,7%), ma quote superiori alla media – concludono i realizzatori dell’indagine – si riscontrano anche nei servizi turistici, nell’agricoltura e nelle attività commerciali”. Tutti spazi lavorativi dove le donne tradizionalmente non sono certo da meno dei colleghi uomini.