Una sorta di elicottero, dotato di telecamera collegata al pc del docente, vola dentro l’aula e dall’altro scruta che bigliettini, pizzini, telefonini, foglietti, orologi con app particolari non facciano capolino sul banco. Una spia pronta a denunciare, grazie al suo occhio magico, tutte le infrazioni al buon andamento del compito in classe per il quale da sempre è richiesta l’originale paternità del suo estensore.
Il prof dalla cattedra manovra l’ordigno con un joystick e lo fa spostare verso dove pensa ci siano segnali di fumo o tracce di polvere copiatrice, mentre le immagini scorrono sul suo computer piazzato sulla cattedra.
Se dunque per tutta la durata della prova scritta i ragazzi devono concentrarsi sul contenuto del compito in classe, il prof per suo conto deve concentrarsi sull’aeroplanino evitando, non solo di farlo sbattere contro il muro o contro la testa di qualche alunno, ma anche di disturbare la giusta serenità di cui gli scolari hanno bisogno.
Ma non solo. Visto che il prof ha da stare all’erta, monitorando e guidando il drone dalla cattedra, non è meglio che scenda in campo passeggiando tra i banchi e intrecciando così una rete di relazioni più umane e di contatti diretti più semplici e corretti coi suoi alunni?
Nello stesso tempo riusciamo pure a immaginare le lamentele, con proteste, dei ragazzi che, mentre scrivono, devono sentirsi volare sopra le loro teste l’occhio impassibile, vitreo e disumano del “grande prof”, col ronzio collegato e la paura che l’apparecchio possa schiantarsi, per una manovra sbagliata, da un momento all’altro e improvvisamente sopra la capoccia di qualcuno.