Estero

In Cina una legge impone di ridurre i compiti a casa

La Cina è sempre più vicina e dimostra, meglio di tanti paesi occidentali, cha ha a cuore l’istruzione dei ragazzi, costruendo scuole e facendo il possibile per incrementare la cultura in quel lontano, grandissimo e popolatissimo Paese, quello che in altre parole sta consumando tanto gas da farne innalzare i prezzi in tutto il resto del mondo.

Però sulla istruzione non transige e così si viene a sapere che in Cina è stata approvata una legge, promulgata dal presidente, Xi Jinping, sulla promozione dell’educazione familiare per ridurre i carichi di lavoro “eccessivi” per i giovani studenti. 

Secondo il testo diffuso dall’agenzia Xinhua, la legge prevede che “le amministrazioni locali a livello di contea o superiore intraprendano misure per ridurre il peso di eccessivi compiti a casa e del tutoring fuori dal campus durante la scuola dell’obbligo”.

La legge vieta, inoltre, ai genitori di dare eccessivi compiti di studio ai propri figli, sottolineando che i tutori legali dei minori devono “organizzare appropriatamente” il tempo per lo studio, per il riposo e per l’attività fisica dei giovani.

Inoltre, i tutori legali devono anche prevenire che i minori diventino dipendenti da Internet

Allo stesso tempo, i dirigenti politici cinesi puntano ad alleviare il peso economico per l’istruzione dei figli che ricade sulle famiglie, nel tentativo di contrastare la crisi demografica del Paese, emersa chiaramente dai dati dell’ultimo censimento nazionale di maggio scorso.

In Italia i compiti per casa sono a  discrezione dei docenti, mentre solo una circolare di qualche decennio addietro, invitava  (nessun obbligo dunque) i prof a non interrogare il lunedì, ma non a non assegnare compiti a casa e per il fine settimana, comprese le feste e le vacanze. 

Che poi diventano una pena per i genitori, costretti a seguire i figli pomeriggi interi negli esercizi e nello studio. Che può sembrare pure una scappatoia per qualche docente in modo da recuperare, col supporto del lavoro fatto a casa,  le perdite di tempo in classe e raggiungere qualche obiettivo che altrimenti andrebbe perso. E anche in questo caso si dimentica che ad essere avvantaggiati sono i figli di chi può seguirli, gente di cultura e di stato sociale robusto, mentre la restante falda sociale è costretta a fare da sola e dunque spesso pure a non fare, rimanendo così indietro e col rischio reale di bocciatura. 

La Cina ci ha fatto una legge, capendo bene che la maggior parte del lavoro va fatta in classe e lasciare che i ragazzi a casa, non solo lascino in pace i genitori o i nonni, ma passino il loro tempo libero seguendo magari qualche sogno. 

Pasquale Almirante

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