Omissione di atti d’ufficio: con questa accusa è stato condannato un dirigente scolastico aretino, che avrebbe negato documenti ai genitori che chiedevano spiegazioni circa la presenza di una psicologa in classe alle elementari sotto mentite spoglie di maestra.
La vicenda, accaduto ad Arezzo nel 2010, è terminata in Tribunale, dove il 7 aprile il capo d’Istituto è stato riconosciuto colpevole del reato e condannato a due mesi di reclusione e a due mesi di interdizione dai pubblici uffici, con pena sospesa, e al risarcimento dei danni da liquidarsi in sede separata nonché al pagamento di settemila euro di spese legali e di una provvisionale di duemila euro. Il preside si era sempre difeso sostenendo che all’epoca dei fatti lui non aveva ancora ricevuto l’incarico e a reggere le sorti della scuola, il Convitto nazionale, era una collega.
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Ad essere determinante, per la colpevolezza del ds, è stato il fatto che ai genitori che la richiedevano, la relazione della maestra psicologa non fu mai mostrata. Per saltare fuori, secondo l’accusa, solo in un secondo momento.
“A sporgere denuncia erano stati proprio i genitori – ha spiegato il loro legale – preoccupati per la presenza della psicologa in classe senza alcuna informazione”. Una presenza che, anche per i giudici, andava invece segnalata.
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