Saranno forse ancora un po’ generiche e soprattutto da calare nei singoli contesti, ma le indicazioni per la riapertura delle scuole hanno comunque l’obiettivo di garantire un avvio del nuovo anno scolastico post-covid in sicurezza. Fin qui tutto bene. Polemiche comprese.
Quello che però balza all’occhio è una contraddizione non di poco conto: alle Regioni è stata data sin da maggio la possibilità di poter definire l’applicazione di alcune regole, anche nel settore del trasporto pubblico. Cosa significa? Che in regioni come la Sicilia, ad esempio, il distanziamento sui mezzi di trasporto non esiste più praticamente. Una misura adottata principalmente per il turismo, ma che può avere ripercussioni anche serie.
Anche in un precedente articolo è stato toccato questa tematica.
Se consideriamo che gli studenti della secondaria principalmente, ma anche docenti, ATA e dirigenti scolastici, nelle grandi città utilizzano per andare a scuola per lo più i mezzi di trasporto pubblico, si andrebbe a creare una situazione un po’ paradossale: in metropolitana o in autobus non si rispetteranno le distanze necessarie, poi però quando si arriva a scuola spazio al metro statico, distanziamenti sociali, ingressi scaglionati, mascherine e gel igienizzante.
Insomma, il rientro a scuola a settembre sembra essere un vero e proprio rebus e in grandi città la situazione potrebbe davvero divenire di difficile gestione anche a causa delle regole sui trasporti.
Per comprendere cosa si potrebbe prospettare a settembre in realtà così grandi, abbiamo intervistato Elena De Santis, assessore alla Cultura, Scuola, Sport e politiche Giovanili del VII Municipio della città metropolitana di Roma.
Trasporti e scuola: a settembre, nelle classi si attueranno rigide regole di distanziamento e sui mezzi pubblici la distanza di sicurezza potrebbe non essere rispettata, soprattutto nelle ore di punta. A Roma c’è questo rischio?
Prima di tutto bisogna ricordare che il Comitato Tecnico Scientifico a fine agosto, in base alla situazione legata al contagio, potrebbe rivedere alcune misure di sicurezza. Il rischio c’è: in questo periodo vedo tante persone sui mezzi pubblici che rispettano le regole, altre invece che non lo fanno. Nei luoghi relativi al trasporto pubblico in città come Roma, è difficile mantenere il distanziamento. Stiamo a vedere come si comporterà la popolazione alla ripresa dell’anno scolastico.
Per quanto riguarda i bus scolastici, quelli comunali utilizzati in prevalenza per il primo ciclo, come ci si sta organizzando?
Solo nel nostro Municipio abbiamo circa 150 istituti, fra asili nido, scuole primarie e scuole secondarie di primo grado. Stiamo procedendo con tavoli tecnici per renderci conto della necessità di ogni scuola. Per quanto riguarda il trasporto scolastico, stiamo pensando ad un monitoraggio in entrata ed uscita, adeguandolo alle decisioni che le scuole prenderanno, quindi in base agli ingressi scaglionati, ai percorsi che le scuole vorranno dedicare. Ecco, pianificheremo il servizio di trasporto pubblico sulla base di queste decisioni.
Distanziamento fisico a scuola: le scuole del suo Municipio si stanno organizzando per rispettarlo?
Certamente. Già prima del covid avevamo avviato il progetto di comunità educante diffusa. Adesso, in queste settimane stiamo effettuando sopralluoghi, incontri per gli arredi. Valutare le necessità scuola per scuola. Non si tratta solo di banchi monoposto: abbiamo scuole molto vecchie che necessitano del banco monoposto per venire incontro alle esigenze di distanziamento e scuole giovani, addirittura del 2012, che invece permetteranno un più facile e agevole piano di distanziamento anche con i banchi biposto. Insomma, come richiesto dal Ministero, stiamo cercando di valutare il fabbisogno effettivo di eventuali nuovi banchi singoli. Anche perché smaltire quelli vecchi, non sarà un’operazione semplice.
Sono stati individuati gli spazi aggiuntivi per accogliere gli alunni in surplus nelle loro scuole. E se sì dove?
Abbiamo già individuato alcuni spazi aggiuntivi da mettere a disposizione: l’ex Aula consiliare di una delle due sedi del Municipio, non più utilizzata, può essere utile in tal senso. Poi abbiamo ludoteche, parrocchie. Stiamo provando a costruire un dialogo anche con il Terzo settore. Noi speriamo che non siano necessari e si riesca a svolgere l’attività didattica all’interno degli istituti scolastici.
Come reputa la didattica a distanza degli ultimi tre mesi dello scorso anno: positiva o negativa?
E’ stata un’esperienza eterogenea: molti genitori, ma anche docenti, l’hanno giudicata in modo molto positivo. Altri invece non sono stati per niente soddisfatti. Ricordiamo che si trattava di didattica d’emergenza e non certo di una situazione normale.
Io comunque tendo a vedere il bicchiere mezzo pieno: la didattica a distanza può essere una rivoluzione didattica e lo dico da insegnante. L’educazione ai media all’interno del programma e della metodologia didattica può solo essere utile alla scuola. Bisogna trovare il modo di integrarla alla didattica tradizionale per arricchire il patrimonio culturale degli studenti.
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