Alejandro è un adolescente colombiano che, fino a non molto tempo fa, non aveva idea di cosa significasse “andare a scuola”. I coetanei con cui condivideva il suo tempo non erano “compagni di banco” ma “compagni d’armi”; Alejandro è un ex bambino soldaldato delle Farc, le forze armate rivoluzionarie della Colombia e, in un Paese dilaniato da oltre mezzo secolo di conflitti, il suo ruolo era quello del “combattente”.
“Mi hanno insegnato come smontare e rimontare il fucile e come prendermene cura – dice – un mese dopo mi hanno dato anche una pistola e mi hanno raccomandato di tenerla sempre efficiente e pulita”.
Dopo 50 anni di guerra, però, finalmente in Colombia le cose stanno cambiando e la guerriglia sembra destinata a diventare solo un ricordo. Mentre le Farc stanno negoziando la pace con il governo colombiano, per gli ex bambini soldato di etnia Nasa si aprono percorsi di reinserimento nella società.
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“È meglio vivere con la nostra famiglia che essere là fuori a correre rischi – spiega Jefferson, una altro ex bambino soldato – non ho dubbi è molto meglio stare qui”.
Jefferson ha trascorso 3 mesi nella foresta. Era fuggito di casa in cerca di una vita migliore ma quella di guerrigliero delle Farc non era la vita che sognava, così suo papà e un capo del suo villaggio sono andati a riprenderselo. Ora fa parte della guardia indigena, una milizia pacifica del suo gruppo etnico.
Gli indigeni Nasa in Colombia sono circa 130mila e si stima che almeno 300 bambini di questo gruppo siano stati reclutati dalle Farc. Quelli che riescono a tornare a casa, però, possono intraprendere un programma di assistenza legale, medica e psicologica della durata di almeno 2 anni per superare il dramma e partecipano anche a rituali tipici dei Nasa per riconnettersi con il loro ambiente, in armonia con la loro visione dell’universo