Altro che Preside-sceriffo o Preside-padrone o ancora Preside-sindaco, adesso esce l’appellativo di Preside-Re. Il dirigente scolastico è stato paragonato ad un Re che vivrà per non più di sei anni nel suo piccolo regno. Quella del Preside a scadenza di mandato, non più rinnovabile dopo la seconda volta, è la proposta emendativa che dovrebbe, secondo alcuni senatori del Partito Democratico, placare le contestazioni sulla questione dello strapotere dei presidi.
La dichiarazione fatta da un componente della Commissione cultura del Senato, è di quelle che deve fare riflettere. Si tratta delle affermazioni rilasciate dalla Senatrice Rosa Maria De Giorgi, intervistata dal Sole 24 ore. In tale intervista la De Giorgi sostiene che sulla situazione relativa a presidi, che aveva provocato un po’ di agitazione, verrà introdotta una modalità per cui non si può permanere nello stesso di Istituto per più di due mandati ossia per non più di 6 anni, per cui non ci saranno scuole di tendenza, e non ci sarà un preside che sceglie per sempre e che rimane lì nel suo piccolo regno. Queste dichiarazioni non lasciano dubbi interpretativi, si comprende benissimo che i poteri assegnati al DS, sono tali da consentirgli di costituire, il suo piccolo regno. Quindi si sta approvando una legge di stampo “monarchico”?
La De Giorgi afferma anche che per 6 anni un dirigente scolastico potrà scegliersi i docenti della sua scuola, che magari si porterà via, quando dovrà lasciarla, per approdare in un’altra scuola. La domanda sorge spontanea: “Visto che è scontato che i poteri del DS saranno regali, quanto tempo servirà ad un dirigente per crearsi la sua corte reale?”.
Probabilmente 6 anni sono un’enormità di tempo, per chi vuole crearsi un regno e stabilire chi saranno i cortigiani e le cortigiane del Re. Comunque sia, queste norme sono contro la continuità didattica dei docenti e quella amministrativa dei dirigenti, e poi se dovesse passare la norma dei due mandati, la stessa regola dovrebbe essere applicata anche ai DSGA. Norme stravaganti che testimoniano solo una cosa: “Esiste l’idea di contrastare l’eventuale corruttibilità dei dirigenti scolastici, utilizzando come deterrente la mobilità forzata dopo due mandati”.
In buona sostanza l’emendamento dei due mandati per i dirigenti scolastici, non placa le proteste, ma addirittura le acuisce. Infatti, tale norma, da una parte avvalora il fatto che l’accrescimento dei poteri del DS potrebbe favorire fenomeni di clientelismo e corruzione, tali da definire il Preside Re e la scuola il suo regno, dall’altra costringerà i presidi, anche quelli bravi ed onesti intellettualmente, a vagare di scuola in scuola.
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