
Se fare politica significa avere un’idea chiara del mondo che ci circonda, elaborando un pensiero critico allo scopo di prendere posizione rispetto ai grandi temi che interessano l’umanità, allora non ha torto chi sostiene che la scuola sia il primo posto, il luogo d’elezione in cui le giovani generazioni imparano anche a fare politica.
La storia recente ci insegna che dopo le grandi lotte politiche che vide protagonisti negli anni Settanta non solo gli studenti universitari ma anche i più giovani delle scuole superiori, si è assistito poi a un progressivo assopimento generale, quello che venne definito “riflusso”, una sorta di totale disimpegno politico e sociale, un ripiegamento nella sfera del privato in un clima di disillusione che avvolse intere generazioni di ragazze e ragazzi o, perlomeno, una larghissima parte.
In questi ultimi anni, tuttavia, sembra che i nostri studenti si siano risvegliati da questo lungo torpore: l’impegno per un mondo sostenibile, l’attenzione e la cura per il pianeta, la questione del clima, l’organizzazione dei “Fridays for Future” sono altrettanti segnali di ritrovato impegno che nasce, cresce e viene coltivato proprio a scuola.
Così come a scuola si manifesta oggi un crescente impegno dei giovani – ma anche dei docenti – che decidono di alzare la voce per dire “no”, che loro non ci stanno con l’idea di riarmo dell’Europa di cui si parla in questi giorni.
A Firenze, docenti e personale ATA dell’IIS “Giuseppe Peano” hanno sottoscritto e pubblicato sul sito della scuola un documento nel quale esprimono il loro dissenso rispetto al piano di riarmo dell’Europa, che giudicano incompatibile con i principi e i valori fondativi sanciti nel Manifesto di Ventotene: da Firenze – città di pace, la città di Giorgio La Pira, di padre Ernesto Balducci, di don Milani – lanciamo la richiesta al mondo della scuola e ai sindacati della scuola di far sentire la propria voce in questo momento decisivo. Quegli 800 miliardi siano investiti in politiche di pace, che può essere conseguita solo preparando la pace. Investiamo nella scuola, negli scambi Erasmus, nella sanità, nelle politiche di accoglienza, nelle politiche ambientali, nelle politiche di tutela del territorio, nelle politiche di sicurezza sul lavoro.
A Milano, la componente FLC-CGIL della RSU dell’IIS Maxwell sottolinea che il piano di riarmo presentato dalla Commissione Europea rappresenta un pericoloso passo verso un futuro di guerre, distruzione e armi micidiali. Auspica che i giovani e i lavoratori di tutto il mondo si uniscano per resistere alla logica della guerra e della divisione.
A Bologna – come riportato da numerose testate giornalistiche – gli studenti e le studentesse del liceo Minghetti hanno occupato l’istituto per protestare contro il piano di riarmo dell’Unione Europea. Nel comunicato del collettivo studentesco si legge che mentre l’Europa spende centinaia di miliardi di euro in armamenti, le scuole sono in condizioni sempre più precarie, chiudono o si allagano a causa delle frequenti alluvioni che colpiscono spesso i nostri territori, le classi sono sempre più “pollaio” e i riscaldamenti funzionano male. Nello stesso comunicato, gli studenti annunciano anche uno sciopero per il prossimo 4 aprile.
A Torino, gli studenti dell’IIS “Peano” sono in agitazione. Durante la manifestazione di ieri – così come riportato da Torinocronaca.it – si sono chiesti com’è che non ci siano mai i soldi per sistemare la loro scuola, mentre l’Europa decide di destinare 800 miliardi di euro a un piano di riarmo.
Insomma, sembra che si stia sempre più diffondendo il monito lanciato da Stéphane Hessel, diplomatico francese ed ex partigiano, che qualche anno fa pubblicò un pamphlet che ebbe grande successo internazionale, dal titolo evocativo: “Indignatevi!”, nel quale ricordava quali sono che le cose che non vanno – guerre, violenze, stragi, ingiustizie sociali – e per quali è necessario indignarsi e tenere alta l’attenzione.