I lettori ci scrivono

Libertà di educazione e diritto di socializzazione. Due studenti “sindaci” scrivono a Conte

Andrea Gagliano, (II media) e Lorenzo Corsaro, (V elementare), Ragazzi Sindaci dell’Istituto Maria Ausiliatrice di Catania e dell’Istituto Santa Maria della Mercede di S Agata Li Battiati, scuole paritarie, rimaste escluse dai finanziamenti del decreto “Rilancio”, aderendo alla manifestazione nazionale promossa dai 900 mila studenti, dai 180 mila docenti delle 12 mila scuole paritarie: #noi siamo invisibili al governo” hanno avuto l’originale iniziativa di scrivere al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte un’originale lettera.

Presentandosi con tanto di fascia tricolore hanno usato espressioni di ringraziamento e di apprezzamento per la lettera inviata agli Italiani, in occasione dell’apertura di tanti negozi, uffici e anche delle celebrazioni in Chiesa.

Hanno espresso, quindi, con semplicità e chiarezza il proprio pensiero: “Ci spiace che non è stato possibile aprire anche le scuole, come avremmo desiderato per poterci incontrare con i compagni e salutare i nostri insegnanti che durante la pandemia ci sono stati vicini con la “didattica a distanza” e ci hanno aiutato, incoraggiato, e sostenuto nell’affrontare un’esperienza inimmaginabile.

Qui si legge la positività dell’azione educativa della scuola e la vicinanza dei docenti in questa imprevista esperienza che ha tracciato un solco profondo nello stile di vita e nelle relazioni sociali.

Con ferma determinatezza e maturità scrivono: “Con la speranza che non si ripeta mai più!”.

La lettera continua con alcuni riferimenti all’esperienza vissuta nei giorni di quarantena, trascorsi tre le mura domestiche, senza contatti diretti con il mondo esterno.

In quest’avventura Lei, Signor Presidente, ciè stato Amico, Lo abbiamo visto tante volte in TV e con i nostri genitori abbiamo seguito le conferenze stampa e le comunicazioni che hanno accompagnato i diversi DPCM, che hanno stravolto la nostra quotidianità”.

I due piccoli sindaci, citando l’espressione della lettera: “L’Italia si sta rimettendo moto e che il Governo è tenuto a dover ridimensionare il disagio, a lenire le ferite degli italiani”, da “amministratori in erba”, che hanno compreso il vero significato politica: “Ricerca del bene comune”, sanno che non bastano le promesse o le buone intenzioni, occorrono i fatti concreti e scrivono: “Grazie per questo impegno, che si auspica possa essere concretizzato nei fatti”.

Nella seconda parte della lettera si affronta il problema emergente nelle scuole paritarie che hanno attivato nei giorni 19 e 20 maggio, un “rumore educativo e costruttivo” mediante video conferenze, pagine social, per diffondere i principi della libertà di scelta educativa, parità nel diritto di apprendere senza discriminazione tra le scuole paritarie e statali, che fanno parte del sistema nazionale del servizio pubblico.

La richiesta dei ragazzi va ben oltre la questione dei “grandi” e dei problemi economici e si orienta alla soluzione di un problema di concreta possibilità.

Essi scrivono “Alcuni di noi, Ragazzi Sindaci, frequentano le scuole paritarie, che, purtroppo sono rimaste esclusi da qualsiasi sostegno da parte dello Stato e i nostri genitori, senza lavoro per 70 giorni, hanno il dovere di pagare la retta, per non fare chiudere la scuola e retribuire gli insegnanti che hanno lavorato.

Adesso che i nostri genitori riprendono le attività lavorative, noi ragazzi restiamo a casa da soli, davanti alla TV, mentre potremmo andare nelle nostre scuole, che hanno ampi cortili e palestre attrezzate estare con i nostri compagni.

Con un po’ d’intraprendenza i piccoli sindaci chiedono al Presidente un regalo scrivendo: “Tutto ciò non potrebbe essere un regalo del Governo e non un ulteriore carico per le nostre famiglie”.

La proposta nel pensiero dei ragazzi appare già possibile nella realizzazione e aggiungono con un senso di responsabilità democratica: “Potremmo accogliere anche i ragazzi delle scuole statali che resteranno chiuse fino a settembre e noi abbiamo bisogno di stare insieme, pur rispettando il distanziamento fisico e tutte le precauzioni per evitare il pericolo di contagio”.

La lettera si termina con il ricordo dell’incontro di alcuni ragazzi sindaci con il Presidente a Conte il 23 maggio dello scorso anno in occasione della Giornata della legalità a Palermo.

La chiusura del messaggio dei piccoli amministratori, rivela piena consapevolezza di essere stati eletti dai compagni come “sindaci” e di indossare la fascia tricolore come impegno di offrire “servizi” ai compagni, “cittadini della scuola piccola città.

Il mandato del sindaco dei ragazzi è annuale e quest’anno a causa della pandemia Covid-19 sono state bloccate tutte le attività e iniziative programmate: i concorsi, le gare sportive, la visita istituzionale a Roma, il gemellaggio con i Ragazzi Sindaci del Veneto e delle Ambasciate della legalità.

Per non passare alla storia come ”il Consiglio comunale dei Ragazzi del coronavirus” che non ha potuto realizzare alcun progetto, almeno questo desiderio, e sogno dei piccoli Sindaci si auspica che venga accolto ed esaudito dal Presidente del Consiglio e dalla Ministra dell’Istruzione.

L’originale e intraprendente lettera di Ragazzi Sindaci risponde ai bisogni sociali dei genitori che lavorano per recuperare parte del guadagno perduto e dei ragazzi desiderosi di incontrarsi e stare insieme in ambienti sicuri e protetti, usando gli spazi interni ed esterni degli Istituti paritari, per la maggior parte “scuole cattoliche”.

Le attività estive e i “cantieri educativi” dovrebbero essere offerti in maniera gratuita, e nella lettera si legge: “Caro Presidente, accolga la nostra richiesta e ci venga incontro, così continuiamo a considerarlo nostro Grande Amico e saremo ben lieti, appena possibile, di venirLa a trovare a Roma.”

Chissà, se leggendo questa lettera, il Presidente del Consiglio  possa rivedere il piano economico del Decreto “Rilancio”….

 

Giuseppe Adernò

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