Si parla tanto di rispettare l’autonomia scolastica, ebbene quando la ministra dell’Istruzione la rispetta, demandando alle singole scuole le proposte organizzativo-didattiche per la riapertura dell’anno scolastico, ci si lamenta che viene scaricata tutta la responsabilità sui dirigenti scolastici.
Ma, cari colleghi, vogliamo crescere veramente o aspettiamo sempre le indicazioni dall’alto? Giustamente le linee guida della commissione tecnico-scientifica si limitano a dare delle indicazioni generali che poi dobbiamo declinare nelle nostre scuole ,ognuna diversa.
Io, credendo nell’autonomia delle scuole, sono pronto a prendermi le mie responsabilità. E’ facile dire che ci vorrebbero più risorse, più insegnanti, più personale A.T.A, più aule. Azzolina lo sa per prima, ma deve fare i conti con le limitazioni delle risorse che le dà il Tesoro. Si può criticare il Governo perché non dà la giusta priorità alla scuola, preferendo salvare Alitalia con 3 miliardi o comprare armi.
Ma questo è un male antico, che tutti i governi- di centro,di destra e di sinistra- non solo di oggi, ma del passato hanno compiuto, considerando la scuola una risorsa improduttiva e quindi un settore dove risparmiare. Basti pensare alla bassa retribuzione che si dà agli insegnanti, ma anche al personale A.T.A. (solo recentemente i presidi hanno ottenuto un discreto aumento di retribuzione, ma sempre al di sotto degli altri dirigenti pubblici, nonostante le loro responsabilità siano molto maggiori di questi).
Le critiche che stanno facendo potranno essere costruttive se il Governo stanzia maggiori risorse economiche, potenzi l’organico dell’autonomia con altri insegnanti e personale A.T.A., ma senza pretendere la luna(il raddoppio degli organici che allungherebbe la lista dei precari che poi spingono per essere assunti senza concorso).
Perché-diciamo le cose come stanno, stando così la situazione- alla fine chi saranno penalizzati sono gli alunni che si vedranno diminuito il loro orario scolastico e le famiglie che avranno il disagio dei doppi turni.
Per inciso, i comuni delle grandi città(vedi Napoli), sempre per le ristrettezze finanziarie, non ci danno nessuna mano a reperire altri spazi. Anche qui dobbiamo ”arrangiarci”.Ma a Napoli di quest’arte siamo maestri.
Eugenio Tipaldi
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