Basato sui risultati dell’ultima indagine internazionale Pisa sui livelli di competenze dei quindicenni europei in lettura e cultura matematica e scientifica, il rapporto dell’Ocse denuncia lo scarso rendimento degli studenti figli dell’immigrazione rispetto ai compagni autoctoni, addebitandolo al sistema d’istruzione.
Nella scala di valutazione adottata dai ricercatori del Pisa – che va da un livello minimo 1 a un livello massimo 5 – il 40% dei figli di immigrati in Germania, Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Paesi Bassi e Svizzera non raggiunge il livello 2, sul quale invece si attesta solo una minima percentuale di studenti autoctoni. In molti dei Paesi sottoposti a valutazione, almeno il 25% degli alunni immigrati di prima o seconda generazione dimostra di non possedere le più elementari conoscenze in ambito matematico.
Come spiegare tali scarti di prestazione tra autoctoni e immigrati? Secondo gli estensori del rapporto, le cause sono almeno due: da un lato, una scarsa attenzione da parte della scuola alle difficoltà linguistiche degli alunni, che si traduce nell’assenza o nell’inadeguatezza di corsi di sostegno in tal senso; dall’altro, il fatto che spesso i figli degli immigrati frequentano scuole di estrema periferia, poco performanti e frequentate in larga parte da immigrati come loro. Ciò produce demotivazione e senso di ghettizzazione. Occorre agire al più presto – conclude il rapporto – tanto più che il dato è oggettivo: il tasso di disoccupazione è tre volte più alto tra gli immigrati. E come leggere le recenti rivolte delle banlieues francesi se non in stretta connessione con questo stato generale di disagio e di frustrazione?
Nella scala di valutazione adottata dai ricercatori del Pisa – che va da un livello minimo 1 a un livello massimo 5 – il 40% dei figli di immigrati in Germania, Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Paesi Bassi e Svizzera non raggiunge il livello 2, sul quale invece si attesta solo una minima percentuale di studenti autoctoni. In molti dei Paesi sottoposti a valutazione, almeno il 25% degli alunni immigrati di prima o seconda generazione dimostra di non possedere le più elementari conoscenze in ambito matematico.
Come spiegare tali scarti di prestazione tra autoctoni e immigrati? Secondo gli estensori del rapporto, le cause sono almeno due: da un lato, una scarsa attenzione da parte della scuola alle difficoltà linguistiche degli alunni, che si traduce nell’assenza o nell’inadeguatezza di corsi di sostegno in tal senso; dall’altro, il fatto che spesso i figli degli immigrati frequentano scuole di estrema periferia, poco performanti e frequentate in larga parte da immigrati come loro. Ciò produce demotivazione e senso di ghettizzazione. Occorre agire al più presto – conclude il rapporto – tanto più che il dato è oggettivo: il tasso di disoccupazione è tre volte più alto tra gli immigrati. E come leggere le recenti rivolte delle banlieues francesi se non in stretta connessione con questo stato generale di disagio e di frustrazione?