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In Finlandia docenti pagati pure 6mila euro al mese e classi non oltre 20 alunni: ai prof tanto prestigio zero aggressioni. Parla Accili

Non sarebbero solo le scarse pause didattiche e le difficoltà di spostamento alla base della decisione presa qualche settimana fa dalla famiglia finlandese Mattson di lasciare la Sicilia per tornare in Spagna, dove avevano già vissuto in precedenza, con gravi accuse al modello scolastico italiano. In Finlandia, anche il trattamento degli insegnanti avrebbe un peso non indifferente. Come aveva sottolineato Francesco Italia, sindaco di Siracusa, che nel difendere docenti e personale della nostra scuola aveva detto che “nel sistema in cui sono inseriti i professori, Siracusa come nel resto d’Italia, fanno miracoli con stipendi ridicoli e i governi dovrebbero investire molto di più nella scuola”. La conferma sul trattamento a dir poco inadeguato del corpo insegnante italiano è arrivata da Antonella Accili, dirigente scolastico nell’istituto omnicomprensivo Della Rovere a Urbania, in provincia di Pesaro Urbino, esperta del sistema scolastico finlandese.

In una video-intervista alla ‘Tecnica della Scuola’, la preside ha detto che “in Finlandia c’è una durissima selezione per diventare insegnanti: il 90% non viene preso, ma a chi riesce vanno stipendi fra i 3.000 e i 6.000 euro, come c’è alto prestigioso sociale e rispetto per chi sta dietro la cattedra.

Parliamo, dice la preside, “di un percorso fortemente selettivo, ma anche attento alle motivazioni che portano ognuno a cercare di diventare insegnante. Non esiste una preparazione teorica e una pratica, non sono divergenti: gli insegnanti escono dal loro percorso di studi pronti a entrare nelle scuole, hanno consapevolezza con contezza di quello che vuol dire essere un insegnante, non sono spaesati, non pensano al vecchio retaggio di quando sono stati studenti”.

Anche grazie a questo, “c’è una considerazione molto più alta dell’insegnante in Finlandia, che gode di un grande prestigioso sociale”, perché “le famiglie sono consapevoli del grande percorso selettivo, anche motivazionale, che svolge un docente: ecco perchè i docenti finlandesi hanno uno status sociale rilevante”.

“Il docente non viene demonizzato, non viene assolutamente attaccato da tutte le parti come purtroppo sta succedendo in Italia: un docente in Finlandia percepisce di base tra i 3.000 e i 4.000 euro, però ci sono anche tutta un’altra serie di incarichi anche prestigiosi, che lo portano a prendere fino a 6.000 euro al mese. Quindi, voi capite che con uno stipendio del genere cresce la sua considerazione sociale”.

“Alle insegnanti in maternità vengono concessi congedi triennali e supporti di vario genere, che vanno da confezioni di pannolini, tiralatte, latte in polvere eccetera eccetera: questo spinge anche a una tutela della maternità, tanto che le donne non hanno paura a fare figli e quindi si mantiene una popolazione scolastica costante”.

“La didattica si basa molto sulle attività laboratoriali e si usa l’itineranza tra le aule. La scuola prosegue anche in orario pomeridiano: i ragazzi poi quando vanno a casa non hanno assolutamente problemi di compiti da svolgere, perché tutta l’attività viene fatta a scuola, non si demanda alle famiglie la formazione degli alunni”.

E ancora: “gli insegnanti finlandesi sono tra i più giovani d’Europa: il 7% è sotto i 30 anni e il 57% al di sotto dei 50 anni. In Italia abbiamo l’1% sotto i 30 anni e il 58% degli insegnanti oltre i 50. È un dato importante, perché i ragazzi in Finlandia si relazionano” in due casi su tre “con persone che sentono più vicine, per età, come mentalità e pensiero. Anche per creare un ponte di empatia che favorisce il successo scolastico”.

Inoltre, continua la ds, “in Finlandia la situazione delle classi è completamente diversa: in ogni aula non vi sono più di 20 alunni e quelli con difficoltà hanno supporti a vario livello di psicologi e assistenti sociali”.

Secondo la preside Accili, “ci vorrebbe una politica italiana sulla scuola molto più attenta: tra il docente finlandese e le famiglie si crea un coinvolgimento. Non esistono situazioni di violenza e di aggressioni come da noi: è una società completamente diversa, che non ha nulla a che vedere con la violenza e la competitività È una società basata sulla collaborazione sul rispetto dell’altro qualsiasi lavoro faccia: nelle scuole pubbliche c’è anche il figlio del ministro, quindi c’è un’impostazione sociale che aiuta in questo senso”.

Alessandro Giuliani

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