La Finlandia ha alzato l’obbligo scolastico a 18 cosi da far fronte alle richieste del mondo professionale che richiedono una istruzione di base sempre più alta.
Il paese scandinavo prevede nella nuova riforma che il livello di istruzione obbligatoria venga raggiunto quando i ragazzi hanno compiuto 18 anni o hanno conseguito in ogni caso un titolo di studio secondario superiore.
Il caso Finlandia e il resto d’Europa
Chiari gli obiettivi: far fronte alle esigenze del mondo professionale dove oggi in Finlandia è richiesto per poter lavorare come minimo il titolo di studio secondario superiore.
Anche la Commissione Europea si è espressa in maniera favorevole a questo cambiamento perché come riportato in un comunicato “Questa riforma aumenterà gradualmente il livello di istruzione e delle competenze, colmerà i divari di apprendimento, migliorerà l’uguaglianza e la non discriminazione e migliorerà il benessere dei bambini e dei giovani“.
Va considerato che dei Paesi con le economie più avanzate del vecchio continente, come Germania, Francia e Regno Unito, hanno già effettuato questo passo o hanno nel loro ordinamento scolastico un numero di anni d’istruzione obbligatoria pari a 11, 12 o 13 anni. In Italia si viaggia ancora sui 10 anni: cinque di scuola primaria, tre di scuola media e il biennio delle superiori.
Sono diverse anche le strade con cui gli stessi Paese hanno deciso di andare oltre i 10 anni di studio, o il prolungamento verso l’alto spostando a 18 anni il termine minimo per lasciare la scuola o verso il basso inserendo nell’obbligo anche i due della scuola di infanzia che ad esempio da noi sono facoltativi.
Come riportato da Repubblica con la Finlandia, sono 17 i Paesi europei in cui l’istruzione obbligatoria supera il decennio, quasi metà delle 38 nazioni prese in esame dalla Commissione europea nei suoi report.
In Italia pareri favorevoli
In Italia si parla da tempo di innalzamento dell’obbligo scolastico, un fattore di accelerazione in quella direzione potrebbe essere portato dal Pnrr (il Piano nazionale di ripresa e resilienza) che può rappresentare una ghiotta occasione per metterlo in cantiere.
Pareri favorevoli vengono anche da Landini segretario nazionale della Cgil, che in una recente trasmissione televisiva ha precisato che “oggi la formazione deve diventare un diritto per tutte le persone che lavorano lungo tutto l’arco lavorativo. C’è da investire molto nella scuola, nell’istruzione pubblica e nel diritto nella formazione permanente per tutti i cittadini“.
L’investimento sull’istruzione è strategico per lo sviluppo e l’economia del Paese.
Altra spinta è arrivata negli ultimi tempi da Letta segretario del PD. Come aveva anticipato TDS il segretario DEM ritiene che ci sia “bisogno di dare più educazione ai ragazzi”: per questo motivo propone l’estensione ai 18enni e un grosso investimento sugli istituti tecnici superiori.
Per assicurare che vi sia scolarità occorre che i fondi Pnrr siano utilizzati da chi sa fare le cose tra scuola e fuori-scuola perché per favorire il diritto sostanziale all’istruzione ci vogliono condizioni favorevoli fuori-scuola e intorno alla scuola. Si lavori quindi anche sulle famiglie e sui territori disagiati.