La valutazione degli alunni in Francia sembra avere assunto una posizione preminente nel dibattito culturale, dentro il quale si scontrano posizioni “conservatrici” e altre che tendono a rivoluzionare tutto il sistema. Secondo il ministro “il voto deve essere utilizzato a ragion veduta. È utile, ma se diventa un fattore paralizzante, meglio sostituirlo con altre forme di valutazione”. Quali altre forme possano essere è l’oggetto della conferenza nazionale.
Secondo alcuni tuttavia, mettere in discussione il sistema di valutazione degli alunni, significa ritornare al sessantotto, con un presunto egualitarismo che, se per un verso non valorizza i migliori, favorendo i mediocri, dall’altro non forma cittadini né felici, né preparati, né migliori: una resa senza condizioni al vuoto culturale e formativo.
L’altra posizione invece, sostenuta dal ministro dell’istruzione, prende le mosse, per l’avvio del dibattito, dalla estrema rigidità del sistema di valutazione dei ragazzi a scuola, che produrrebbe sia differenze di classe, favorendo i ricchi, e sia la mancata acquisizione di quegli strumenti critici, utili ai cittadini per partecipare alla vita politica e sociale della Nazione. Ma non solo, l’attuale sistema non mette in condizione tutti i ragazzi di avere uguale opportunità.
“L’ultima inchiesta Pisa lo ha dimostrato: i giovani francesi sono quelli che temono di più l’errore e che presentano i tassi più elevati di non risposta alle domande, per paura di sbagliare. È il momento di tornare a riflettere su un nuovo modo di valutare, al servizio dell’apprendimento e dei progressi degli allievi”: così il ministro dell’istruzione per avvalorare le sue tesi e lanciare la discussione.
“Uno scolaro che ha difficoltà in grammatica e sintassi prenderà uno zero in dettato. Se anche progredisce in sintassi ma continua a fare errori di grammatica, continuerà a prendere lo stesso zero. Come facciamo a cogliere il fatto che c’è stato un miglioramento?”
Abolire la valutazione dei ragazzi, e quindi i voti, vuol dire essenzialmente cambiare affatto e in maniera radicale tutta l’impostazione della didattica e dell’attuale organizzazione della scuola. Che potrebbe essere un modo per riformarla, mentre bisogna prendere atto che, mentre in Francia si discute un aspetto qualificante dell’istruzione, in Italia non si sa che pesci pigliare nemmeno in funzione dell’aggiornamento e della formazione iniziale dei docenti.
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