Promessa di re è promessa di re e Emmanuel Macron, in campagna elettorale, aveva promesso ai ragazzi francesi: mai più compiti a casa, semmai i compiti si faranno a scuola. E così sarà a partire dal prossimo settembre, come ha assicurato il neoministro dell’Educazione francese Jean Michel Blanquer, che proprio oggi 8 giugno presenta anche il primo decreto che riguarda la ri-organizzazione dei nuovi orari scolastici per il prossimo anno.
La notizia è data dal Corriere della Sera che fa sapere come in Francia in effetti i compiti siano vietati almeno alle elementari da una legge di sessant’anni fa, ma che è stata disattesa, per cui Blanquer ha spiegato che da settembre ci saranno ore di studio «accompagnato» per i ragazzi che così arriveranno a casa con i compiti fatti.
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L’idea dello studio aggiuntivo gestito direttamente dalle scuole, scrive sempre il Corriere, fuori dell’orario scolastico, non è nuova e risponde alla necessità di evitare che i compiti creino ulteriore disparità tra i ragazzi a seconda che la famiglia di provenienza possa aiutarli nello studio o no, nella convinzione, anche da noi espressa tempo fa, che non in tutte le case si trovano strumenti didattici utili e soprattutto genitori disponibili a dare una mano, insieme ad un ambiente abbastanza sereno.
Dopo Hollande quindi, che ci aveva provato ad abolire i compiti a casa, ma senza successo, ora sarebbe la volta di Blanquer, marito di una ex docente, e con uno schema molto simile.
Si tratterebbe infatti di una sperimentazione affidata ad alcune scuole che, partendo dall’idea “compiti-fatti”, dovranno prevedere fino a quindici ore di lezione mensili in più per svolgere i compiti.
Sembra comunque che anche in Francia la questione dei compiti a casa o nelle vacanze generi critiche e apprezzamento, spaccando, come succede in Italia, l’opinione pubblica e il diverso concetto che mamme di opposta formazione hanno. Tante famiglie infatti sono convinte che a scuola si faccia troppo poco, per cui i compiti a casa fanno bene, tante altre invece che debba essere la scuola a provvedere in classe e lasciare liberi i ragazzi, una volta fuori dalle aule, di gestirsi il proprio tempo, come qualsiasi lavoratore. Ma soprattutto, spiegano i pedagogisti, caricando gli studenti di compiti a casa si rischia di fare odiare la scuola, già odiata, più del dovuto.
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