Charleville Mézières è una simpatica cittadina nel cuore delle Ardenne francesi, al confine con il Belgio, famosa per avere dato i natali al poeta Arthur Rimbaud. In una delle sue scuole secondarie di primo grado si sta svolgendo quest’anno un interessante progetto didattico di cui dà notizia il quotidiano Le Monde nell’articolo “Al Collège Léo Lagrange, il Teatro come bolla d’evasione e contenitore di emozioni”.
Mi aiuta a superare la timidezza, ad aprirmi agli altri, non sono più stressata né oppressa, mi sento come in una bolla, sono solo alcune delle emozioni che gli alunni intervistati hanno dichiarato di percepire grazie al percorso teatrale intrapreso a scuola.
Che il teatro sia un potente strumento educativo, un antidoto alla dispersione scolastica e un mezzo efficace per lottare contro tutte le inquietudini e paure che spesso affliggono gli adolescenti, è ormai risaputo.
Ma forse per la prima volta è da un Presidente della Repubblica in carica che arriva un forte stimolo affinché il Teatro entri a far parte a pieno titolo del curricolo scolastico: Come per la musica e le arti, mi auguro – ha dichiarato Macron qualche tempo fa durante una conferenza stampa – che il Teatro entri a far parte del percorso di studi nei collèges. Perché dà fiducia, insegna l’oralità, favorisce il contatto con i grandi testi della letteratura.
Sconcerto tra i ranghi del Governo e tra le fila dei Presidi degli oltre 7000 istituti secondari di primo gradi presenti sul territorio francese. Da un lato, i due ministeri coinvolti – Educazione nazionale e Cultura – non sanno neanche di preciso in quanti collèges si faccia teatro in modo più o meno organizzato; dall’altro, i dirigenti scolastici sono in preda al panico perché il Presidente Macron vorrebbe che la riforma partisse al più presto, ma di fatto tutti ignorano come concretamente questa nuova “materia” possa entrare a far parte del curricolo scolastico, a chi ne sarà affidato l’insegnamento e tanto altro ancora. Sembrerebbe – come riportato dal quotidiano Le Parisien – che la ministra dell’Educazione Nazionale abbia in mente di avviare un censimento per capire quanti gruppi teatrali siano realmente presenti nelle scuole francesi, per poi tentare di svilupparne le capacità operative attraverso tutta una serie di intese tra gli istituti e i professionisti del Teatro presenti sul territorio che farebbero da partner alle scuole per dare maggiore efficacia ai percorsi didattici fondati sul teatro.
Cosa ne pensano attori e registi teatrali? L’unanimità è lontana, a leggere le loro dichiarazioni sul giornale online 20Minutes.fr. Alcuni ritengono che Macron abbia avuto un’ottima idea per le ragioni che conosciamo già: il Teatro dà fiducia, accresce l’autostima, apre agli altri e approfondisce la conoscenza delle proprie e altrui emozioni; altri, al contrario esprimono dei legittimi dubbi: come obbligare un adolescente a esibirsi in pubblico, in un’età in cui non sono pochi i ragazzi e le ragazze che tendono a chiudersi a riccio perché hanno difficoltà a mostrarsi? E se il Teatro dovesse diventare una materia come le altre, che senso avrebbe attribuire un voto? Non si recita per avere un buon voto e una buona media a scuola.
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