All’islam per esempio, compresi i cristiani più intransigenti, non piace l’evoluzionismo di Darwin, mentre certi avvenimenti storici, come le crociate o la Shoa, cozzano con le idee di minoranze che hanno altre riferimenti bibliografici.
Eppure in Francia storicamente, racconta l’inchiesta riportata da La Stampa, la scuola pubblica è stata il punto di riferimento dell’insegnamento laico e quindi statalista per eccellenza e il maestro una sorta di «ussaro della Repubblica», incaricato di portare fin nelle campagne più sperdute, dunque considerate oscurantiste, il Verbo laico e illuminista della République.
“Ma adesso, con l’Islam seconda religione di Francia, con le dispute fra le comunità che stanno erodendo questi valori comuni, ci sono, le materie che i prof non possono più insegnare liberamente. Perché oggi fare una lezione sulle Crociate, sulla Shoah, sulla colonizzazione e la decolonizzazione, sulla parità fra uomo e donna, sulla sessualità, sull’evoluzionismo o il creazionismo, sulla storia d’Israele o sulla guerra d’Algeria vuol dire camminare sulle uova o fare lo slalom fra opposte sensibilità”.
E allora ecco la ragazzina nera che parla della tratta usando il termine «noi» per gli schiavi e «voi» per gli schiavisti; il ragazzino musulmano che consegna in bianco il compito su Darwin; ma anche i genitori cristiani che s’indignano perché in programma c’è un corso sull’Islam e la mamma evangelica che protesta contro Harry Potter accusato di satanismo.
E sembra addirittura che molti insegnanti per evitare problemi coi ragazzi e le loro famiglie pratichino una sorta di autocensura, evitando di affrontare argomenti che possono creare attriti e contestazioni anche forti, mentre altri si trasformano in una specie di crociati della laicità e altri ancora lamentano che la difesa della laicità della repubblica faccia perdere tempo per l’insegnamento.
Un professore di storia e geografia di Rouen ha invece preso di petto il problema proponendo, per esempio, come tema della lezione di Educazione civica il quesito se è opportuno “disegnare caricature di Maometto”.
E il dibattito sembra sia stato alquanto vivace ma col positivo risultato che se ne è parlato, facendo nello stesso tempo emergere “i nostri valori democratici, in particolare con l’esercizio del dibattito, che non si improvvisa”.
Il problema resta quello di proporre il metodo democratico a chi ne nega la legittimità. E forse l’insistenza del nuovo governo sull’insegnamento della morale laica, che pure ha un retrogusto un po’ da Stato etico, serve appunto a ribadire questo concetto: il metodo per confrontarsi, per tutti e su tutto, è quello della democrazia. Poi ognuno creda a quello che gli pare.
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