Il sistema scolastico italiano, come pure quelli della maggior parte di quelli stranieri, si è interessato in quest’ultimi decenni, esclusivamente dell’educazione degli alunni in difficoltà di apprendimento o di integrazione o svantaggiati ed anche di quelli con veri e propri handicap, psichici e fisici.
Per questi alunni la scuola ha sperimentato, quasi sempre con notevole successo, una vastissima gamma di rimedi sul piano organizzativo e su quello pedagogico, metodologico e didattico.
Nulla, però, ha fino ad oggi fatto, nonostante l’enfasi sulla scuola di massa di tutti e di ognuno, per gli alunni precoci, dotati o superdotati.
Le ragioni di questo disinteresse sono molteplici e di varia natura. Tra le altre: la rigidità dell’organizzazione in classi anziché in gruppi; l’inderogabilità del rapporto alunni/classi; l’incapacità di ‘farsi’ anche fuori dall’aula e in altri contesti; l’inflessibilità del calendario e degli orari; il privilegiare la tradizionale ed arida lezione invece di adottare anche i modelli didattici poggiati sull’osservazione, sulla cooperazione e sul dialogo; il perpetuarsi di una didattica rigida e dogmatica anziché aperta alla conversazione e poggiata anche sulla mutualità dell’insegnamento; l’obbligo degli insegnanti di raggiungere obiettivi programmatici nelle singole discipline anziché di puntare allo sviluppo della formazione integrale di tutti gli alunni ecc.
In mancanza di una letteratura sulla materia, deve, perciò, essere guardata con valore paradigmatico un’iniziativa avviata in Germania per una scuola pubblica di piccoli… geni.
A Berlino, più specificamente, è stato creato il "Centro di psicologia scolastica per la promozione del talento", una struttura pilota per scoprire ed aiutare i piccoli geni e a disposizione delle famiglie e degli insegnanti alle prese con bambini dal comportamento tale da poter essere giudicati di qualità mentali superiori.
È una struttura, nata sull’esempio della celebre "Codemuir International School" scozzese, per capire i segnali di ragazzi che in realtà sono ‘piccoli geni’ e poggiata sul principio secondo cui curare i talenti corrisponde ad realizzare a pieno il diritto all’uguaglianza educativa e sociale.
I superdotati, i geni insomma, secondo le indicazioni di questa moderna struttura, sono quegli alunni che a scuola si annoiano, sono eccessivamente perfezionisti, autocritici, insoddisfatti dei risultati che raggiungono, sono più portati a lavorare da soli che in gruppo, non chiedono mai aiuto agli adulti, sono individualisti, sanno valutare velocemente le situazioni, non accettano consigli dagli adulti che non prima non siano stati verificati personalmente .
I segnali che confermano di trovarsi dinanzi ad alunni fuori dalla ‘norma’ sono: la conoscenza approfondita che il ragazzo ha in campi specifici, il possesso di un vocabolario atipico per l’età con un linguaggio elaborato e fluente, la capacità di cogliere similitudini e differenze, il bisogno di letture ecc.
L’esperimento coinvolgerà ottomila scolari considerati superdotati.
Dopo la diagnosi, il Centro indica alla scuola e alla famiglia gli itinerari scolastici costruiti sugli insegnamenti fortemente personalizzati e individualizzati.
La struttura tedesca è pubblica contrariamente ad altre, private, già esistenti in Sassonia, in Bassa Sassonia, nella Renania Vestfaslia e nel Maclenburgo.
Da sottolineare: significativamente, i modelli pedagogici e didattici che si applicano in queste strutture a favore degli alunni precoci, dotati e superdotati si ispirano alle scuole della ex Repubblica Democratica Tedesca dove queste iniziative godevano di cospicui finanziamenti da parte del governo comunista.
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