Le culture diverse dalle nostre, tipo quelle orientali, spesso regalano curiosità legate al sistema di società che spesso potrebbero farci riflettere su quelle che adottiamo noi.
E’ il caso del Giappone dove si prevede che bambini di 6 o 7 anni vadano a scuola in treno da soli, senza cioè un genitore o un adulto che li accompagni e controlli.
Le motivazioni di questa libertà o autonomia? Non si tratta di indipendenza, ma di dipendenza dal gruppo, secondo l’antropologo culturale Dwayne Dixon, che su Internazionale analizza questo aspetto peculiare della società giapponese.
“I bambini giapponesi imparano presto che, in teoria, ci si può rivolgere a qualsiasi persona della comunità per chiedere aiuto”, dice l’antropologo.
Tale presupposto è rafforzato a scuola, dove i bambini a turno puliscono e servono il pranzo. In questo modo “la fatica è ripartita tra diverse persone e le aspettative ruotano, e al tempo stesso tutti quanti sanno, per esempio, cosa significa pulire un gabinetto”.
Assumendosi la responsabilità degli spazi condivisi, si legge ancora su Internazionale, i bambini sviluppano l’orgoglio di esserne responsabili e capiscono in modo concreto quali sono le conseguenze se fanno disordine, poiché dovranno pulire da soli. Questa etica si estende in senso lato agli spazi pubblici (ecco perché le strade giapponesi di solito sono così pulite). Un bambino in giro per la città sa di poter contare sul gruppo in caso di emergenza.
In quest’ottica, la cooperazione quindi va imparata già a scuola, e la struttura della società giapponese si fonda proprio su questo aspetto, ovvero che tutti devono fare la loro parte e tutti possono contare su tutti sin dai primi anni di età.
In questo senso, l’istruzione copre un ruolo fondamentale per lo sviluppo della società.
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