In gita a Berlino, ma la ragazza disabile paga più del doppio

Per i ragazzi disabili e le loro famiglie le disavventure sono all’ordine del giorno: rispetto agli oggettivi problemi di assistenza medica, di scarsi finanziamenti e la carenza di solidarietà sociale, la scuola negli ultimi anni ha spesso costituito una sorta di “isola felice”. Grazie all’introduzione delle leggi che regolano il diritto allo studio per tutti i ragazzi, disabili compresi, l’introduzione di una figura chiave come quella del sostegno, integrata negli ultimi tempi dalla preziosa opera degli assistenti (Aic, alla comunicazione, ecc.) inviati dalle istituzioni locali (Comune, Provincia e Regione), oltre che la messa a disposizione di bus che trasportano i ragazzi con problemi di deambulazione da casa a scuola, l’Italia vanta una delle realtà più avanzate sul fronte della presenza attiva di studenti diversamente abili all’interno del sistema istruzione.
Qualche volta però la normativa non viene applicata come dovrebbe. E assistiamo a delle situazioni paradossali. Come quella di una già sfortunata ragazza romana affetta da una grave patologia neurodegenerativa e invalidante, l’atassia di Friedreich: una malattia rara, per la quale la commissione medica statale ha riconosciuto il 100% di invalidità, che conduce crudelmente, dopo un periodo di vita normalissima, verso la progressiva perdita della coordinazione motoria (in certi casi può portare all`uso della sedia a rotelle) e dei disturbi nell`articolazione della parola.
Malgrado tutto la 14enne e sua madre, separata e dipendente di un call center, hanno aderito con entusiasmo alla proposta del Consiglio di Classe, in accordo con il Municipio VIII di Roma, di portare i ragazzi della scuola media romana a Berlino dal 9 al 12 marzo prossimi: per la ragazza la visita all’estero avrebbe rappresentato, infatti, un’opportunità per fare un’esperienza di vita diversa vissuta, comunque, nella sicurezza di stare sempre con i propri docenti e compagni di classe.
Di fronte al consenso però è arrivata un’amara sorpresa. Ad ogni studente sono stati chiesti 300 euro. Alla ragazza disabile invece più del doppio, ben 700 euro: la “sovrattassa”, ora contestata dagli avvocati cui si è rivolta la mamma, sarebbe da addebitarsi alla quota da corrispondere all’insegnante di sostegno che affiancherebbe la giovane disabile nella capitale tedesca. L’adesione del docente (da definirsi a dir poco bizzarra poiché ha già il suo stipendio pagato dallo Stato), costerebbe alla famiglia della ragazza già tartassata da mille problemi ed esborsi una cifra non proprio minima: 75 euro al giorno da moltiplicare per le quattro giornate passate all’estero.
Nella speranza che i responsabili della visita culturale forniscano una valida giustificazione per quanto accaduto, crediamo sia opportuno astenerci da qualsiasi commento. Del resto, se le cose stanno così come descritte dai legali, ognuno avrà già formulato il suo senza alcun bisogno di conferme.
Alessandro Giuliani

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