Anche la ministra Giannini, puntualizza l’inchiesta di Avvenire, è consapevole che il settore dell’Alta Formazione Artistica e Musicale (Afam), che comprende i conservatori, le accademie di belle arti, la Fedele D’Amico e quella di danza, è «un comparto che negli ultimi anni è stato trascurato dalla politica, soprattutto ministeriale», ribadendo la volontà di approntare un «urgente un complessivo e ben strutturato processo di riforma».
Uno dei punti centrali della crisi, sarebbe dovuto al fatto che molti dei decreti attuativi previsti dalla Legge 508 non sono mai stati emanati e manca perfino quello per il reclutamento della docenza.
I corsi di studio previsti dal regolamento didattico, che è del 2005, non sono ancora tutti a ordinamento, mentre il biennio superiore, varato nel 2004, è ancora sperimentale e manca il terzo livello, quello di formazione alla ricerca.
Il sistema generale è entrato in crisi anche perché non ha funzionato bene l’autonomia prevista dalla Legge 508 così come ha evidenziato la ministra Giannini nel suo intervento al senato.
C’è poi il tema della valutazione e del merito, essenziale nel campo artistico e ora scarsamente considerato. La premialità è vista con sospetto e alla parola “valutazione”, per i docenti, per i corsi e per gli istituti, si alzano i muri.
In Italia, pubblica ancora Avvenire.it, i conservatori sono 78 statali e 4 privati. Gli insegnanti in organico (dati 2013) sono 5.897 a cui si aggiungono 1.067 professori a contratto. Gli studenti invece sono 48 mila. Nove conservatori superano i mille iscritti: Bari (1.779), Roma (1.654), Palermo (1.621), Vibo Valentia (1.515), Milano (1.456), Frosinone (1.235), Salerno (1.163), Napoli (1.068), Avellino (1.171).
Salta subito all’occhio la preponderanza di città dell’Italia meridionale. Ed è la Puglia la regione con più studenti (5.144) mentre la Campania quella con più iscritti in proporzione agli istituti (4.340 per 4 scuole).
Sono numeri che si possono spiegare con una tendenza al Sud a formare classi più numerose (e in qualche caso sovradimensionate): ad esempio nei conservatori lombardi il rapporto studenti per docente è 4,83, nel Veneto è 6,10, nel Lazio 7,16, in Campania 8,43, in Calabria 10,52. La media nazionale è 6,95.
Se il rapporto può sembrare comunque basso rispetto a un’università non bisogna dimenticare che l’insegnamento musicale spesso richiede classi piccole e lezioni individuali.
La maggior parte dei conservatori è sita in capoluoghi di provincia, ma non mancano eccezioni: in Lombardia Gallarate, Castelfranco in Veneto, in Calabria Nocera Terinese, in Puglia Monopoli, Ceglie Messapica e Rodi Garganico, in Sicilia Ribera. È un assetto formatosi negli anni 70.
«Il problema però non è che ci siano troppi Conservatori. Il fatto è che la riforma ha trasformato tutti i Conservatori esistenti in Istituti Superiori di Studi Musicali, in maniera indifferenziata».
Dei 48 mila studenti iscritti al Conservatorio solo 19 mila appartengono alla fascia superiore, ossia quella relativa agli iscritti ai corsi di studio del nuovo ordinamento e quelli ai periodi superiori dei corsi del vecchio ordinamento. Questi ultimi corsi sono a esaurimento, ma poiché la durata dei corsi è molto lunga si prevede che fino al 2020 circa ci saranno ancora iscritti.
«I restanti studenti sono iscritti ai cosiddetti corsi “preaccademici”, dove studiano in un percorso professionalizzante ma sono privi delle competenze o dei requisiti per accedere ai corsi triennali. Sono studenti che quando raggiungeranno i limiti di età o la maturità presumibilmente entreranno a pieno titolo nel Conservatorio superiore».
E qui scatta un altro dei grandi paradossi generati dalla riforma: una volta i Conservatori seguivano la formazione artistica dall’inizio fino al diploma. Oggi la prima fase non fa più parte della loro missione.
«Questi corsi sono attualmente in fase di analisi e discussione. Ma i livelli della formazione artistica non possono essere identificati in rapporto all’età anagrafica. Mentre a quindici anni non si può esercitare il mestiere di medico o di avvocato, si può essere eccellenti violinisti in carriera. Dobbiamo allora coniugare meglio le esigenze della formazione artistica con quelle generali e specifiche della formazione superiore».
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