A scuola come al riformatorio. È quanto accaduto ad oltre un milione di studenti delle scuole secondarie inglesi (medie e superiori), tutti schedati dal 2012 con la raccolta delle impronte digitali: i dati sono stati registrati in un archivio per gli insegnanti, ma sembra possano accedervi via web anche i genitori per controllare presenze e spostamenti dei figli. L’annuncio, inatteso, è stato rivelato da un’organizzazione per la difesa delle libertà civili, il ‘Big Brother Watch’. La quale reputa il sistema delle impronte digitali diseducativo, perchè potrebbe indurre gli studenti a ritenere normale essere schedati.
I suoi componenti, inoltre, si dicono preoccupati per l’uso potenziale del database delle scuole, con il timore che le aziende che forniscono la tecnologia necessaria per questo sistema possano anche usare i dati ad altri scopi, soprattutto se le informazioni non vengono cancellate in seguito. L’organizzazione ha infine denunciato che in alcuni casi i rilevamenti biometrici sono stati effettuati sui ragazzi a loro insaputa e senza l’autorizzazione dei genitori.
Dal canto loro, i responsabili scolastici si difendono affermando che quanto adottato corrisponde in fondo ad un ”sistema discreto”, utile a gestire gli studenti in alcune delle normali attività scolastiche, come ”assicurarsi che restituiscano i libri presi in prestito dalla biblioteca o che abbiano il pasto in mensa”. Le istituzioni scolastiche, insomma, sdrammatizzano. Ritenendo quello che ai più appare un metodo invasivo ed eccessivo, invece un sistema pratico. Tanto è vero che, sempre i responsabili di diverse scuole britanniche, avrebbero un po’ cinicamente sottolineano che ”i ragazzi non perdono le dita, ma molto spesso smarriscono le loro tessere magnetiche”.