Un bambino di 11 anni che esce dalla primaria pubblica ha lo stesso livello di preparazione di un bambino di 7/8 anni della privata.
E inoltre, scrive Il Sole, molti non sono neppure in grado di leggere un libro per intero, mentre il gap aumenta con il passare ai gradi successivi dell’istruzione.
In Gran Bretagna l’istruzione di qualità è un privilegio riservato a pochi e la scuola pubblica non riesce a tenere il passo, contrariamente di quanto succede in Italia dove lo studio è un diritto garantito a tutti, indistintamente da reddito e classe sociale e quindi chi si lamenta dovrebbe però tenere presente che la nostra scuola pubblica è un bene unico che all’estero ci invidiano.
E i numeri inglesi, dice il prestigioso giornale, raccontano una realtà scandalosa:
fra i 100 migliori licei nel Regno Unito, 87 sono scuole private e solo 13 pubbliche. Questi 100 migliori licei rappresentano il 3 per cento del totale dei 3.167 istituti superiori britannici.
Ma non basta: un terzo delle ammissioni a Oxford e Cambridge, le due migliori università del regno e le migliori europee nella top ten internazionale, vengono proprio da queste 100 scuole.
I figli della working class hanno dunque la strada segnata e devono cedere il posto a coloro che possono permettersi le rette proibitive dell’educazione privata: la migliore istruzione è riservata alle classi privilegiate e non c’è una pari opportunità di accesso all’istruzione.
Ecco un altro grappolo di numeri che fanno riflettere:
negli ultimi tre anni cinque super scuole da sole hanno mandato a Oxbridge (Oxford e Cambridge) più studenti che altri 2.000 istituti meno blasonati tutti messi insieme.
Di queste cinque super scuole, quattro sono private (Eton, St Paul’s, Westminster e St Paul’s Girls).
La retta di Eton (che è la boarding school più esclusiva del Regno) è sulle 35mila sterline l’anno, 40mila euro. Le altre sono day school di Londra, con tasse scolastiche variabili dalle 19mila alle 25mila sterline annue (da 23mila a 30mila); sport, musica e attività extracurriculari esclusi.
Ma l’elenco delle imperfezioni del sistema scolastico inglese non finisce qui.
Un buono studente con il massimo dei voti alla maturità ha il 58 per cento di entrare in una delle 30 migliori università britanniche se proviene da una scuola statale, mentre con gli stessi voti ha il 78 % di probabilità se proviene da una scuola privata: il binario è già segnato dalle scuole d’infanzia.
Altrettanto scandaloso il futuro lavorativo dei ragazzi inglesi: se solo il 7 per cento degli studenti inglesi frequenta una scuola privata, il 68 per cento dei barrister (i grandi avvocati), il 54 per cento dei giornalisti, il 42 per cento dei politici, il 54 per cento dei grandi manager e il 68 per cento dei giudici dell’Alta Corte hanno ricevuto una istruzione privata.
La scuola non è aperta, non garantisce mobilità sociale e non è meritocratica.
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