I bambini iraniani tra i 6 e i 7 anni imparano dai libri di testo scolastici le immagini della guerra: sui testi sono fotografati adolescenti con bazooka e bambine con velo e mitra in parata militare. E come se non bastasse, i ragazzi tra i 16 e i 17 anni studiano concretamente l’uso di armi pesanti appreso negli anni precedenti a livello solo teorico. La denuncia è stata fatta il 30 gennaio scorso nel Parlamento europeo a Bruxelles dal centro di studi israeliano Cmip (Centro per il monitoraggio dell’impatto della pace) che si occupa di analizzare i libri di scuola dei Paesi medio-orientali.
Dallo studio sono emersi contenuti editoriali agghiaccianti: come alcuni fumetti su un bambino iraniano di tre anni ucciso da soldati israeliani che gli sparano in testa, con sotto la scritta: “E il suo caldo sangue si sparse sulle mani del fratellino Khaled”. Lo studio conclude che i bambini in Iran sono educati al martirio con corsi dedicati espressamente alla preparazione in caso di attacchi stranieri. Gli autori hanno mostrato immagini di libri di testo iraniani in “Sono educati al martirio per scopi difensivi, in quanto il punto di vista dominante è che l’Iran stia per essere attaccato dalle potenze straniere”, ha osservato uno degli autori dello studio, l’israeliano Arnon Groiss. L’autore ha sottolineato come “il sangue sia molto presente nei libri scolastici iraniani”.
Ma i riferimenti all’aggressività sanguinaria non si fermano ai primi anni di istruzione. Il titolo di un libro di arte, contiene tre gocce di sangue stilizzate. In un libro di geografia per diciottenni si legge: “la nascita di un bambino americano esercita sulle risorse del pianeta una pressione 100 volte superiore alla nascita di un bambino in Bangladesh, poiché la vita di un americano è legata al consumo di più cibo e vestiti, al possesso di un auto privata, e alla produzione di più rifiuti e inquinamento”. In un testo universitario di sociologia, gli Stati Uniti sono definiti “un Paese imperialista” che fa uso di armi di distruzione di massa, compresa la bomba atomica (citando l’uso del ’45 in Giappone) e che “utilizza l’arma dei diritti umani per sopprimere coloro che perseguono la giustizia”.
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