Il dato è curioso e fa riflettere. Nonostante i tre milioni di Neet e la terza disoccupazione giovanile d’Europa, l’Italia continua ad avere 140mila posti di lavoro non coperti perché i giovani non hanno la formazione giusta. Di questi, 133mila riguardano gli studenti in uscita dagli istituti tecnici e 8mila atenei e Its. Di contro produciamo ogni anno oltre 50mila liceali in più di quelli che il mercato richiede. Alto anche il numero di abbandoni all’università, e da sottolineare i pochi trentenni in possesso di una laurea (penultimo posto in Europa) e il 10% di laureati che emigrano all’estero.
Sono i numeri di Unioncamere riportati stamani da ‘Il Sole 24 Ore’. La difficoltà a reperire il personale ricercato dalle aziende è salita al 46%, prima del Covid, nel 2019 era al 25%. In media le imprese impiegano 3,9 mesi a trovare il profilo richiesto. Mancano i candidati e le competenze non sono in linea con il mondo del lavoro di oggi che cambia, si trasforma e richiede nuove abilità. Da qui al 2027 si stima un fabbisogno di circa 3,8 milioni di risorse tra naturale turnover (2,7) e nuove assunzioni (1,1). Il 34,3% delle richieste è di personale con laurea o diploma Its Academy, con un 48% di periti.
Serviranno 355.100 periti l’anno, ma ce ne saranno 221.900. Mancheranno anche 12mila laureati l’anno di professioni sanitarie e 14mila con titoli nelle discipline Stem. Carenza professionale drammatica per quanto riguarda i diplomati degli Itp. La stima è del 60% di domanda potenziale di periti soddisfatta. In particolare le figure relative a trasporti e logistica, costruzioni, sistema moda, meccatronica, meccanica ed energia sono quelle per cui si prevede richiesta. Se ce ne fossero a sufficienza – scrive ‘Il Sole 24 Ore’ – molti ragazzi troverebbero una occupazione praticamente immediata.
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