Aumenta di giorno in giorno il numero di profughi ucraini che raggiungono l’Italia dopo avere abbandonato la loro terra invasa dalle truppe russe di Putin: sono quasi tutte donne e bambini. Fino a sabato 5 marzo, la media era di circa 2.300 ingressi quotidiani, ma domenica 6 si è arrivati quasi a 3mila. In tutto siamo a più di 14mila persone. Il numero dei profughi è destinato ad aumentare, perché sarebbero almeno un milione e mezzo quelli che hanno già lasciato l’Ucraina: la maggior parte arriverà in Italia, per raggiungere parenti e amici già da tempo nel nostro Paese; Roma, Milano, Napoli e Bologna sono le città dove si prevedono più arrivi.
Ma come verranno accolti? A pensarci saranno prefetture e Regioni, coordinate dalla Protezione Civile: al momento la situazione è gestibile, ma se l’ondata di profughi dovesse allargarsi a macchia d’olio, si potrebbero utilizzare i Covid Hotel, poiché il Coronavirus è destinato a ridursi progressivamente, almeno fino all’estate.
Ci sono poi delle associazioni che si stanno occupando dell’affidamento di diversi bambini, ad iniziare da quelli rimasti privi di affetti: spetterà a loro occuparsi di reperire le famiglie dove collocarli.
Famiglie che dovranno ovviamente offrire serietà massima e garanzie: le associazioni verificheranno le condizioni di accoglienza e che gli stessi bambini non rimangano isolati, ma siano integrati e frequentino la scuola.
Il problema è stato toccata anche dalla ministra alla Famiglia Elena Bonetti, la quale al ‘Messaggero’ ha detto che l’Italia dovrà occuparsi anche dei minori rimasti senza genitori e parenti: il suo dicastero, ha annunciato, è stato autorizzato dal Governo a stanziare 20 milioni di euro destinati proprio all’accoglienza dei bambini non accompagnati, compresi quelli evacuati dagli orfanotrofi. Poi, ha assicurato, “arriveranno altre misure”.
Tutti i bambini ucraini che arriveranno da noi, ha assicurato Bonetti, saranno aiutati “a integrarsi nelle nostre scuole. Il tutto all’interno di quella protezione temporanea che la Ue ha messo in campo in maniera straordinaria”.
Secondo Bonetti “serve un coordinamento Ue che si articolerà su più fronti. Da un lato con i corridoi umanitari per dare priorità a famiglie con minori e minori non accompagnati. Dall’altro c’è il tema dell’accoglienza, per tutte le specifiche situazioni. Si dovrà garantire sostegno a bambini disabili e malati con una specifica presa in carico per il trasporto, le strutture, le cure, la continuità educativa”. Nessuno “sarà lasciato indietro”.
Anche le Regioni si stanno muovendo: “Sono tutte al lavoro”, ha detto la ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini.
Ci sono governatori che “hanno già fatto approvare specifiche delibere per stanziare risorse regionali ad hoc: dalla Lombardia al Lazio, dalla Sardegna alla Calabria. Tutti avranno un luogo in cui stare: nessuno verrà lasciato indietro. È davvero encomiabile la gara di solidarietà che è partita in tutti i territori”, ha sottolineato la ministra forzista.
L’Ansa scrive che il vicesindaco di Ferrara è partito per portare aiuti e ritornato in città con due donne e 3 bambini di Kiev.
La parrocchia di Salina, sita nelle Eolie, ha messo a disposizione 40 posti letto.
Nella Provincia di Trento si sta organizzando una struttura di accoglienza per i profughi, probabilmente in Moldavia.
Domenica 6 marzo è partito all’alba è da Roma per l’Ucraina il secondo carico di aiuti umanitari organizzato dalla Croce Rossa: un tir con medicine e materiali logistici e sanitari richiesti dai colleghi ucraini.
Sempre la Croce Rossa ha detto che chi vuole aiutare può “dare un contributo in denaro, piccolo o grande” così da poter “acquistare prodotti in loco o fornire aiuti cash alle persone”.
Nel frattempo, da molti italiani è partita la gara di solidarietà e sostegno verso gli ucraini: Portofino ha colorato di giallo-blu le facciate della celebre ‘piazzetta’, mentre il David di piazza della Signoria a Firenze è stato coperto da un drappo nero. Manifestazioni anche a Trieste e a Taranto.
A Napoli circa 500 ucraini si sono raccolti in piazza del Plebiscito attorno a una maxi-bandiera del loro paese.
A Verona un centinaio di sindaci e assessori della provincia hanno manifestato per la pace.
Alcune centinaia di persone hanno sfilato a Marzabotto, a Sant’Anna di Stazzema e in altri luoghi simbolo degli eccidi nazifascisti.
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