Risponde a tutte le domande. Con cortesia. Ma poi, in definitiva, non aggiunge molto sul piatto rispetto a quanto si sapeva. Tanto, ma di sicuro ben poco. Soprattutto rispetto alle linee guida della riforma, di cui si saprà tutto solo mercoledì (sperando che non vi siano altri rinvii…). È questo il resoconto dell’annunciato intervento del ministro dell’istruzione, Stefania Giannini, alla Festa nazionale dell’Unità di Bologna, dove ha ricapitolato, ma solo nei “titoli”, quelli che sono i temi sul tavolo del Governo. Dove per ora, ha assicurato, non c’è alcuna ipotesi di rimpasto.
La riforma rinviata? “No, abbiamo fatto una scelta saggia di non accumulare un tema importante con altri temi importanti”. Problemi con il premier? “Con Renzi c’è stato un lavoro comune di mesi”. E no, i test di ingresso non sono “il miglior strumento possibile per scegliere i migliori studenti per la facoltà di medicina”. Un argomento nuovo, però, il Ministro lo affronta. Quello che gli insegnanti non sono abbastanza. “L’organico è sottodimensionato”, ha spiegato dal palco. Perché “se c’è una cosa veramente dannosa, è quando a inizio anno non sai se la classe di tuo figlio avrà un’insegnante o se a metà anno l’insegnante cambia perché non rientra nell’organico di diritto”.
Un’uscita, quella della Giannini, che se confermata nei fatti potrebbe quindi portare davvero ad un’accelerata sulle stabilizzazioni, così come preannunciato nei giorni scorsi quando si è parlato di 100-120mila assunzioni in tre anni. Ma che contiene pure un’amara ammissione: perché nel corso dell’ultimo Governo Berlusconi si è provveduto al taglio di almeno 100mila cattedre, partendo dall’avviso che invece in Italia c’erano troppi docenti rispetto agli altri Paesi? O forse Giannini si riferiva solo ai docenti di ruolo? In quest’ultimo caso, tuttavia, il ministro avrebbe fatto bene a chiarire meglio il concetto, visto che l’organico di diritto prescinde da chi è di ruolo o meno.
E, su questo, sugli insegnanti non ancora stabilizzati, ha chiesto di avere fiducia: “Aspettiamo di arrivare a mercoledì: credo che la fiducia nel governo Renzi sia meritata anche su questo punto”. Mercoledì 3 settembre, quando, dopo lo slittamento dall’ultimo Consiglio dei ministri, si avranno notizie certe di una riforma frutto di un lavoro “serio e rigoroso” con lo scopo di “dare alla scuola quella dignità che si è un po’ appannata”.
Solo sul test di medicina, Giannini il ministro non ha parlato col ‘freno tirato’: “Ritengo, e non credo di essere da sola, che non siano il miglior strumento possibile. Non credo che siano questi i punti su cui valutare l’attitudine di un ragazzo a fare il medico nella vita”. Un cambiamento di strumento, senza però mettere in discussione “il principio sacrosanto di programmare il numero dei medici, quello che metto in discussione è il metodo: ci sono altre modalità possibili”.
Le “carte” sulle modalità di accesso ai corsi a numero chiuso, però, erano già note. Quelle che contano, ora, sono altre. E il dire ma non troppo, accontentando la platea, sembra essere diventato l’atteggiamento prevalente del Ministro: un vero politico di razza, che, come ben illustrato in un altro articolo, sa sempre uscire a testa alta da tutte le situazioni. Almeno finché dura.
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