Attualità

In Italia abbiamo sempre più avvocati e meno idraulici, il ruolo dell’orientamento scolastico

Nel nostro Paese ci sono sempre più laureati sempre meno artigiani, un trend che porterà nei prossimi dieci anni ad avere grandi difficoltà a chiamare un idraulico o un serramentista.

I dati di Infocamere

A suonare il campanello d’allarme sono i dati elaborati dall’Ufficio studi della CGIA che ha elaborato i dati dell’INPS e di Infocamere/Movimprese.

Se nel 2012 erano poco meno di 1.867.000 unità, nel 2023 la platea complessiva è crollata di quasi 410mila soggetti (-73mila solo nell’ultimo anno).

Se questa tendenza non sarà invertita stabilmente, non è da escludere che entro una decina d’anni sarà molto difficile trovare un professionista artigiano come ad esempio un idraulico, un fabbro, un elettricista o un serramentista in grado di eseguire un intervento di riparazione/manutenzione presso la nostra abitazione o nel luogo dove lavoriamo.

È una emorragia continua che sta colpendo, in particolar modo, l’artigianato tradizionale, quello che con la sua presenza, storia e cultura ha contrassegnato, sino a qualche decennio fa, tantissime vie delle nostre città e dei paesi di provincia. Un processo che è cominciato ormai da diversi anni, con la svalutazione culturale che ha allontanato tanti ragazzi dal mondo dell’artigianato. Ragazzi spinti a studiare ad ogni costo ed iscritti al liceo e poi all’università. Il risultato del profondo cambiamento sociale si evince anche dalla comparazione tra numero di avvocati e di idraulici presenti nel nostro Paese, con oltre 237 mila avvocati e “solo” 180mila idraulici.

Le cause del declino degli artigiani

Le cause di questa trasformazione del mondo del lavoro sono molteplici.

Prima di tutto come già accennato c’è sempre meno interesse per i giovani ad intraprendere mestieri che prevedono il lavoro manuale, fatica, sudore, affiancarsi all’artigiano più esperto, fare un periodo di praticantato, orari di lavoro lunghi.

Altro aspetto è la mancata programmazione formativa delle Regioni Italiane, perché di fatto oggi, la formazione scolastica mirata ad “insegnarti” il mestiere è demandata quasi completamente ai corsi regionali.

Terzo aspetto è la qualità dell’orientamento scolastico rimasto ancorato a vecchie logiche dove si tende a spingere tutti verso i Licei o al più per pochi casi agli istituti tecnici. Di scuole professionali e di corsi regionali neanche un minimo cenno all’interno dei percorsi di orientamento.

L’importante ruolo delle botteghe artigiane nelle città

Girando per le nostre città e anche nei paesi più piccoli sono in via di estinzione tantissime botteghe artigianali. Sono ormai ridotte al lumicino le attività storiche che ospitano calzolai, corniciai, fabbri, falegnami, fotografi, lavasecco, orologiai, pellettieri, riparatori di elettrodomestici e Tv, sarti, tappezzieri, meccanici, etc.

Senza sprofondare nell’amarcord, non si può non riflettere sul fatto che nella maggior parte dei casi si trattava di piccole botteghe a conduzione familiare che per anni hanno caratterizzato vie e quartieri di molti luoghi.

Queste attività di artigiani sono state il punto di incontro di tante persone, in assenza di piazze e di altri punti di aggregazione questi luoghi erano il posto dove poter fare due chiacchiere, un presidio importante di coesione sociale del territorio (fonte Quotidiano.net).

Cosa fare per riqualificare il ruolo dell’artigiano

Il ruolo del vecchio artigiano ha perso di fascino nei giovani, colpa anche del nuovo contesto sociale che ha industrializzato tutto ed ha fatto perdere di bellezza il vestito “su misura” o la riparazione, adesso facilmente si compra nuova la cosa guasta.

Per non vivere di ricordi e riqualificare il ruolo dell’artigiano occorre agire su più fronti.

La scuola ha un ruolo fondamentale. Il mondo scolastico deve rimettere al centro dell’orientamento scolastico gli istituti professionali che anni fa erano stati determinanti nel favorire lo sviluppo del paese. Oggi purtroppo, anche a causa della durata di 4 anni invece di 5 sono percepiti dall’opinione pubblica come scuole di serie b, dove mandare i ragazzi che non hanno voglia di studiare, come parcheggio fino a 16 anni o vengono visti come ultima possibilità per chi ha provato con altri indirizzi ed è stato bocciato. Anche l’alternanza scuola lavoro dovrebbe riportare il più possibile i ragazzi negli ambienti lavorativi, dove possano imparare la manualità applicata alla teoria fatta in classe.

Una spinta dovrebbe darla il liceo made in Italy e gli ITS che possono mettere a disposizione professionisti in settori oggi carenti di personale, una sorta di artigiani 2.0 in grado di svolgere alcune vecchi mestieri ma con una logica innovativa.

L’artigiano del futuro sarà quello che sarà in grado di vincere la sfida delle nuove tecnologie per “rilanciare i vecchi mestieri” ma con un approccio moderno.

Dino Galuppi

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