I dati giunti dall’Eurostat, ripresi da numerose testate nazionali, parlano chiaro: le insegnanti sono in maggior numero rispetto ai rispettivi colleghi maschi. Tale dato, legato anche ad una maggiore e possibile inclinazione alla professione docente, spesso emotiva e a diretto contatto, ha trovato espressione all’interno dei dossiers Eurydice, che offrono sempre un quadro complessivo dell’andamento e della manutenzione umana del sistema scolastico a livello comunitario, affiancandosi a quelli dell’Eurostat, che offre un supporto statistico legato alle generali professioni della scuola usufruendo dei databases dei singoli paesi membri UE.
Pare che le donne, come figura sui titoli delle maggiori testate nazionali e internazionali, affollino le scuole, secondo anche quanto espresso dal Consiglio d’Europa, mobilitato ad attrarre maggiori docenti maschi in aula, per ovviare a squilibri di genere.
Italia, la scuola si tinge di rosa. Il paese con più donne in cattedra nell’Europa Continentale
Secondo i dati resi noti da Eurostat, il Belpaese si conferma primo in classifica per il numero di donne che occupano un posto in cattedra, almeno nei territori dell’Europa Occidentale ed ex Occidentale. A superare l’Italia quanto a donne a scuola troviamo quasi esclusivamente paesi afferenti al Patto di Varsavia e al Blocco Orientale: Lettonia, Lituania, Bulgaria, Repubblica Ceca e Slovacca, Romania, Ungheria. Un caso particolare è rappresentato dall’Islanda.
Sulla base dei dati offerti dal Ministero dell’Istruzione, quasi l’82,3% dei posti in cattedra è occupato da donne. Suddividendo i docenti tra scuola primaria e secondaria, per la prima le donne costituiscono oltre il 95% dell’organico disponibile, mentre il dato scende al 71% per la formazione secondaria. “In realtà – rende noto il rapporto INVALSI in un lavoro di un anno fa – non esiste ancora una prova definitiva sull’eventuale influenza negativa di questa disparità sulle prestazioni degli alunni, ma una distribuzione di genere nel corpo docente più bilanciata rappresenta un obiettivo delle politiche sociali in molti paesi del mondo”.
Come si pronuncia l’Eurostat? Divergenze e convergenze
Nel 2014, 2,1 milioni di persone hanno lavorato come insegnanti di scuola primaria nell’Unione Europea. Le donne costituivano una sezione predominante, pari all’85% (1,7 milioni di docenti). Nelle scuole secondarie, comprese sia la secondaria di primo grado che le scuole secondarie superiori, gli insegnanti erano 3,6 milioni, di cui il 64% (2,3 milioni) donne.
Degli insegnanti di scuola primaria che lavorano nell’UE, 200.000 dipendenti (11% del totale) avevano meno di 30 anni, mentre 0,7 milioni (circa il 32%) avevano 50 anni o più. Nelle scuole secondarie, la quota di insegnanti di età pari o superiore a 50 anni era più alta – 38% o 1,4 milioni di insegnanti – e la quota di giovani insegnanti sotto i 30 anni era assai inferiore – 8% (300.000 docenti).
Per quanto concerne la scuola primaria in tutti gli Stati membri dell’UE gli insegnanti nel 2017 erano prevalentemente donne. La quota delle docenti ha raggiunto il 90% in 11 Stati membri, con le percentuali più elevate in Lituania, Ungheria, Slovenia (tutti il 97%) e Italia (96%). La situazione è stata meno squilibrata in Danimarca (69%), Grecia (70%) e Lussemburgo (75%).
A livello comunitario, l’85% delle persone che lavorano come insegnanti di scuola primaria erano donne. Si registra invece un maggiore equilibrio sistemico e di genere rispetto alla scuola primaria in quella secondaria con le quote femminili che variano tra il 51% in Olanda, al 53% in Lussemburgo, 56% in Danimarca e 57% in Spagna all’83% in Lettonia, 82% in Lituania e 79% in Bulgaria. Tirando le somme, il 64% dei posti docente della scuola secondaria è occupato da donne.