L’emergenza Coronavirus non deve farci dimenticare gli altri problemi (che purtroppo non spariscono per lasciare il monopolio a questo virus!).
Leggo che l’Italia ha il “primato” del minor numero di laureati in area UE. Da bilaureato, ex traduttore e poi insegnante, mi domando: ma chi glielo fa fare oggigiorno a un giovane di studiare anni e anni per poi magari ritrovarsi a consegnare le pizze o, pur esercitando il mestiere per cui ha studiato, guadagnare come un impiegato o magari anche meno, oppure – il caso peggiore – non avere uno straccio di un qualsiasi lavoro?
Non mi piace formulare comode e trite accuse di incapacità alle nostre istituzioni, ma vorrei sapere: è proprio così difficile attuare politiche che stimolino a studiare, con la prospettiva di un futuro inserimento soddisfacente e ben retribuito nel mondo lavoro?
di Daniele Orla